In un crescendo di notizie preoccupanti e di cronache violente, ci sono storie che riconciliano con l’umanità. Solidarietà e umanità contrassegnano infatti ciò che è avvenuto a Pordenone, dove il 25enne Giuseppe Cannavale, che ha raccontato la sua storia a La Repubblica, ha ricevuto il sostegno inaspettato della sua azienda, L&S Italia Spa, dopo aver scoperto di essere malato di linfoma di Hodgkin. Un tumore che gli è stato diagnosticato all’improvviso, durante i suoi primi mesi di lavoro.
Quando Giuseppe ha ricevuto la terribile notizia, temeva che il suo contratto interinale, ancora in fase di apprendistato, sarebbe stato immediatamente rescisso. Un pensiero che, come racconta, gli aveva fatto perdere ogni speranza, soprattutto perché la malattia aveva già iniziato a minare la sua salute. “In quei drammatici giorni, sembrava che il mondo potesse crollare. Temendo di essere licenziato, pensavo anche a come avrei fatto a pagare la macchina appena acquistata”, racconta oggi con emozione.
Invece, la risposta dell’azienda è stata commovente. Il CEO e la responsabile delle risorse umane non solo lo hanno tranquillizzato, ma gli hanno garantito il supporto economico durante tutta la durata delle sue cure. “Pensa solo a curarti, noi ti aspettiamo e ti paghiamo lo stipendio pieno fino a quando sarai guarito. Contiamo su di te, ce la farai”, è stato il messaggio che Giuseppe ha ricevuto. Un gesto di solidarietà che ha cambiato la sua vita.
Il sostegno dell’azienda e la guarigione
L’azienda, che opera nel settore dell’illuminazione tecnica con sedi internazionali, ha continuato a sostenere Cannavale durante i mesi più difficili. Fino a quando, mercoledì scorso, ha ricevuto la notizia che il tumore era in fase di regressione completa. Un momento di grande sollievo e felicità.
“Ho ricevuto la sospirata risposta dall’oncologo: il tumore è in fase di completa regressione”, ha raccontato Cannavale, che ora dovrà affrontare un periodo di monitoraggio per evitare recidive. Le probabilità di una recidiva sono alte nei primi dodici mesi, ma dopo cinque anni il rischio sarà quasi azzerato.
Nonostante il difficile percorso di cura, che ha incluso sei cicli di chemioterapia con tutti gli effetti collaterali fisici e psicologici, Giuseppe ha continuato a percepire il suo salario. Durante i primi sei mesi, il trattamento sanitario gli ha garantito l’80% dello stipendio, ma l’azienda ha aggiunto la differenza per arrivare al pieno compenso.
“Potevano licenziarmi, mi hanno strabiliato”
In un’Italia dove spesso i lavoratori vengono licenziati o penalizzati in caso di malattia, la storia di Giuseppe è un esempio di come la solidarietà e la responsabilità sociale possano fare la differenza. Un gesto di sostegno concreto che non si limita alle parole, ma che si traduce in azioni reali e un aiuto economico che ha permesso a Giuseppe di concentrarsi solo sulla sua guarigione.
Oggi, dopo un anno di lotta, Giuseppe è pronto a tornare al suo posto di lavoro, grato per l’affetto e il supporto che ha ricevuto dai colleghi e dalla direzione. “Non gliene facevo nemmeno una colpa”, ha concluso il 25enne, “se mi avessero licenziato, ma ciò che è successo mi ha strabiliato”.