I segnali ci sono da tempo, solo che ora stanno intensificando il ritmo. Prima le stonature in politica estera tra componenti della maggioranza, poi il cdm disertato. Poi i voti contro sulla manovra, c’è tutto il percorso di una simbologia di una via crucis di maggioranza. Sorprende in particolare l’emendamento del governo, bocciato dal Quirinale, che aumentava il finanziamento ai partiti, a firma dei Fratelli d’Italia. Quando si cercano soldi è perché si devono spendere, e in cosa spendono i partiti? In elezioni of course.
C’è un venticello di deterioramento dei rapporti, di carenze di risorse finanziarie, di leadership in crisi, di giapponesi nella jungla, che fa sentire aria di elezioni. A questo contribuiscono altri segnali all’opposizione, la crisi dei 5stelle, la crescita lenta ma costante del PD, ma soprattutto Renzi che torna nel centrosinistra. Tu puoi stare al freddo del Terzo Polo in fasi di temporeggiamento, non in tempo di elezioni. Renzi che ha informazioni maggiori degli altri ha capito per primo, dichiarandolo, che si andava verso il voto. Il voto, al netto della perdita di potere, conviene forse pure alla Meloni, perché ora è ancora alta nei sondaggi ma se continua il logoramento chissà. Ricordiamoci di Salvini che dal 35% delle europee nel giro di poco è crollato. Certo poi ci vuole l’incidente, quello serio, non certo il canone RAI, per decretare una crisi parlamentare reale e non percepita. Potrebbe essere quello su nuove spese militari per l’Ucraina oppure la richiesta di dimissioni per Salvini se venisse condannato a Palermo. Soprattutto se arrivasse il pressing dal Colle. Nel caso di dimissioni della Meloni risulta assolutamente improbabile che Mattarella possa trovare una soluzione parlamentare e si sentirà costretto a sciogliere le Camere.