
TORINO – Carlos Tavares, amministratore delegato di Stellantis, ha rassegnato le dimissioni, sorprendendo il mondo dell’automotive. La decisione, comunicata nella serata di oggi dopo un consiglio di amministrazione straordinario, accelera i tempi rispetto a quanto previsto dal piano aziendale. Il manager portoghese avrebbe dovuto restare in carica fino all’inizio del 2026, alla naturale scadenza del contratto.
Il produttore automobilistico, nato dalla fusione tra FCA e PSA nel 2020, aveva già annunciato due mesi fa l’intenzione di avviare un processo di transizione per il dopo-Tavares. Tuttavia, l’improvviso anticipo alimenta interrogativi sui motivi della scelta. Secondo fonti interne, i poteri saranno temporaneamente trasferiti a un comitato esecutivo interno, guidato dal presidente di Stellantis, John Elkann, in attesa della nomina del nuovo CEO.
La ricerca del successore
A ottobre, Stellantis aveva dato il via a un articolato processo per identificare il prossimo leader del gruppo. L’obiettivo dichiarato era completare la selezione entro il quarto trimestre del 2025, permettendo un passaggio graduale di consegne. Con l’addio anticipato di Tavares, però, i tempi potrebbero stringersi. Elkann, figura centrale nel mantenimento dell’equilibrio tra gli interessi francesi, italiani e americani del gruppo, avrà ora un ruolo chiave nella gestione della transizione.
Il peso di Carlos Tavares per Stellantis
Tavares è stato uno degli architetti principali della fusione tra FCA e PSA, avvenuta ufficialmente nel gennaio 2021. Durante il suo mandato, il gruppo ha consolidato la propria posizione come quarto produttore automobilistico mondiale, puntando sulla transizione verso l’elettrico e su una maggiore efficienza operativa. Il suo stile decisionista e pragmatico è stato spesso elogiato dagli analisti, ma anche oggetto di critiche per la pressione sui costi.
Un’eredità complessa
L’uscita di Tavares segna la fine di un’era per Stellantis, ma apre scenari incerti per il futuro. La sfida per il prossimo CEO sarà mantenere la competitività del gruppo in un settore sempre più complesso, segnato da rapidi cambiamenti tecnologici e pressioni normative.
La transizione sarà cruciale per garantire stabilità a un gigante industriale che rappresenta l’unione di culture aziendali diverse, con interessi strategici nei principali mercati globali.