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Scontri a Tbilisi: la polizia disperde i manifestanti davanti al parlamento. Un paese diviso

Pubblicato: 01/12/2024 10:01

A Tbilisi, capitale della Georgia, la tensione è alle stelle. Le forze speciali della polizia hanno preso il pieno controllo della piazza di fronte al Parlamento, disperdendo una folla di manifestanti contrari alla recente decisione del governo di sospendere i colloqui per l’adesione all’Unione Europea. Sulla centrale Rustaveli Avenue, dove si trova il parlamento, le autorità hanno utilizzato una grande quantità di gas lacrimogeni, costringendo i dimostranti a disperdersi rapidamente.

La crisi politica e sociale in Georgia

L’annuncio del partito al governo Georgian Dream di posticipare i negoziati con l’UE al 2028 ha scatenato una serie di proteste in tutto il Paese, con la capitale come epicentro delle manifestazioni. Migliaia di cittadini sono scesi in piazza per esprimere il loro dissenso, accusando il governo di tradire la promessa di integrazione europea sancita dalla Costituzione. I manifestanti hanno eretto barricate e lanciato fuochi d’artificio, trovandosi di fronte a una risposta dura da parte delle forze dell’ordine, che hanno impiegato anche cannoni ad acqua e spray al peperoncino.

La presidente Salome Zourabichvili, in rotta con il governo, ha dichiarato che non intende dimettersi fino a nuove elezioni, definendo l’attuale parlamento “illegittimo”. Anche oltre cento diplomatici georgiani hanno preso posizione contro la decisione del governo, denunciando quella che definiscono una deviazione dal percorso europeo del Paese.

Le critiche internazionali e il ruolo della Russia

La comunità internazionale segue con preoccupazione l’evolversi della situazione. L’Unione Europea ha definito “sconcertante” la decisione del governo georgiano, sottolineando che la maggioranza dei cittadini sostiene l’adesione all’UE. Anche gli Stati Uniti hanno criticato la sospensione dei colloqui, descrivendola come un passo indietro verso l’autonomia del Paese dall’influenza del Cremlino. La Georgia, che negli ultimi anni ha cercato di rafforzare i legami con l’Occidente, si trova ora in bilico tra le pressioni della Russia e le aspirazioni europeiste di gran parte della sua popolazione.

Un paese diviso

Le proteste riflettono una frattura profonda nella società georgiana. Da un lato, vi è una popolazione che guarda all’Europa come garanzia di democrazia e progresso economico; dall’altro, un governo accusato di essere sempre più influenzato da Mosca. La scelta di sospendere i negoziati con l’UE non solo ha acceso il dissenso interno, ma ha anche messo in discussione la stabilità politica del Paese.

Il futuro della Georgia appare incerto. Mentre i manifestanti promettono di continuare la loro battaglia, il governo resta irremovibile sulla propria posizione, aggravando una crisi che potrebbe avere ripercussioni non solo a livello nazionale, ma anche regionale.

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