Le analisi su quello che sta accadendo in Francia nei prossimi giorni si sprecheranno, ma ciò che appare chiaro è la caduta vertiginosa di quello che del Paese è stato leader e “imperatore” in tutti questi anni. I destini del Paese sono stati legati alla figura di Macron, nel bene e nel male. E anche la posizione francese rispetto all’Unione Europea, ora, diventa un rebus, con le forze sovraniste di destra e di sinistra che sono maggioranza, come dimostra il voto di sfiducia al governo che vede uniti i partiti di Le Pen e Melenchon.
Dopo le elezioni in molti avevano fatto notare che quella di Macron somigliava a una vittoria di Pirro, visto il successo degli antagonisti. Il 60% del popolo francese si era espresso per un cambiamento radicale, e ignorare questa realtà non è stato saggio politicamente.
Lo sfogo di Macron, messo all’angolo dalla sfiducia
Ora, alla vigilia del voto di sfiducia all’Assemblea nazionale, Emmanuel Macron si è lasciato andare a uno sfogo che rivela tutta la tensione del momento: “Non posso credere che la mozione di sfiducia sia approvata“. Le dichiarazioni, pronunciate a Riad durante una conferenza delle Nazioni Unite sulla desertificazione, mettono in evidenza il rischio di una crisi politica che potrebbe mettere fine al governo di Michel Barnier, in carica da soli tre mesi.
La sfiducia e le accuse di Macron ai socialisti e al Rassemblement national
Macron ha puntato il dito in particolare contro i deputati del Parti socialiste (Ps) e quelli del Rassemblement national (Rn), mettendoli in guardia dal rischio di uno scenario che definisce destabilizzante. Secondo quanto riportato dall’emittente Radio France internationale, il presidente ritiene che il Rassemblement national “insulterebbe i propri elettori” votando a favore di una mozione proposta dalla sinistra di La France insoumise, mentre i socialisti perderebbero la propria identità politica accodandosi a quelli che definisce “i due estremi” dell’arco parlamentare.
La mozione di sfiducia è stata presentata dall’alleanza di sinistra Nouveau Front Populaire, guidata da La France insoumise, e ha trovato un inaspettato sostegno da parte della leader del Rassemblement national, Marine Le Pen. La decisione di Le Pen potrebbe risultare decisiva, e porrebbe una pietra tombale sull’esecutivo di Barnier, gettando il Paese nel caos e creando un vero terremoto politico.
Tagli alla spesa sociale e la crisi del governo Barnier
Al centro della crisi vi è la proposta di manovra economica del governo Barnier, criticata per i pesanti tagli alla spesa sociale. Le polemiche hanno rapidamente eroso il consenso attorno all’esecutivo, rendendolo vulnerabile a un voto di sfiducia ormai imminente.
Con il governo in bilico, il voto di oggi pomeriggio potrebbe rappresentare non solo la fine dell’attuale esecutivo, ma anche un duro colpo alla stabilità politica di Macron.
Le ore contate di Macron?
Mentre le tensioni crescono, lo stesso Macron sembra percepire il rischio di una crisi istituzionale che lo coinvolgerebbe direttamente. Se il governo di Barnier non dovesse superare la prova dell’Assemblea, il presidente francese si troverebbe ad affrontare un difficile cammino verso la ricostruzione di una maggioranza stabile, in un Parlamento sempre più frammentato e polarizzato.
Le prossime ore saranno decisive non solo per il governo, ma anche per il futuro dell’agenda politica di Macron, che si gioca molto della propria credibilità nella gestione di questa crisi. E per uscirne, sempre che sia ancora possibile, il Presidente dovrà venire a patti con una delle forze che lo contestano, e non sembra possa essere la sinistra massimalista. Il piano di Marine Le Pen è chiaro: vuole trarre il massimo vantaggio politico dalla situazione e punta all’Eliseo. Comunque vada, la stella di Macron ha smesso di brillare.