Antonio Decaro, ex sindaco di Bari e attuale europarlamentare del Partito Democratico, ha espresso amarezza e sconforto dopo essere stato nuovamente chiamato in causa dal pentito Nicola De Santis. Quest’ultimo, durante il processo “Codice interno” a Bari, ha ribadito le accuse già smentite in passato, sostenendo che Decaro avrebbe incontrato il fratello del boss di Japigia, Savino Parisi, per un presunto patto pre-elettorale risalente al 2009.
Decaro ha commentato sui social: “Un’accusa talmente assurda che dovrei stare tranquillo, ma non lo sono. Mi viene voglia di tornare a fare l’ingegnere all’Anas” Dalle sue parole si avverte il peso di un’inchiesta archiviata ma che continua a perseguitarlo.
Un’indagine già archiviata, ma ancora presente
Le dichiarazioni di De Santis non sono nuove. Nel 2019, il collaboratore di giustizia aveva già fatto riferimento a un presunto incontro tra Decaro e Massimo Parisi, fratello del boss, in vista delle elezioni comunali. Tali affermazioni portarono a un’indagine della Direzione Distrettuale Antimafia, che non trovò alcun riscontro nei fatti.
Secondo il pentito, il clan Parisi avrebbe garantito sostegno elettorale in cambio di favori, come l’assunzione di Massimo Parisi all’Amtab, l’azienda di trasporto pubblico barese. Le verifiche della magistratura, però, portarono all’archiviazione dell’inchiesta.
Decaro ha dichiarato: “Un signore che non conosco dice che, 14 o 16 anni fa, incontrai il fratello di un boss nella mia città, davanti a tutti. La cosa è così assurda che dovrebbe lasciarmi tranquillo. Invece no. Non sono tranquillo per niente”.
Le denunce di Decaro e la lotta contro la criminalità
Decaro ha ribadito di aver denunciato personalmente le persone coinvolte nelle accuse mosse dal pentito e di aver sempre preso posizione contro la criminalità organizzata. Sotto la sua amministrazione, il Comune di Bari si è costituito parte civile in numerosi processi contro esponenti mafiosi. Il politico ha spiegato: “Devo ricordare che quelle persone che si dice io abbia incontrato le ho denunciate io stesso? Che ho chiesto e ottenuto che il Comune si costituisse parte civile? Devo dire un’altra volta che sono sotto scorta da anni?”.
Le minacce subite e le denunce depositate sono state oggetto di esame anche da parte della Commissione d’accesso inviata dal Viminale nel marzo scorso per verificare eventuali condizionamenti mafiosi nelle attività del Comune e delle sue partecipate.
Reazioni politiche e lo sfogo finale
Le parole del pentito hanno scatenato immediate reazioni politiche, con esponenti di Forza Italia in Commissione Antimafia che hanno richiesto l’acquisizione dei verbali del processo. Decaro, dal canto suo, ha parlato di un vero e proprio incubo. “Non sono e non sarò tranquillo finché queste accuse continueranno a sporcare la mia immagine di uomo e politico. È un incubo che sto vivendo di nuovo. Vien voglia di lasciare la politica”.
Decaro, in pole come candidato del centrosinistra per la presidenza della Regione Puglia, si trova ora a dover fronteggiare non solo il peso delle accuse ma anche l’eco mediatica di una vicenda che sperava fosse definitivamente chiusa.