Grillo è un uomo da avanspettacolo ma è furbo, istrionico, creativo. Il carro funebre del movimento è una genialata, un fendente tagliente capace di ferire i contiani. Di fatto Grillo, e Casaleggio, hanno inventato un bene immateriale, come gli inventori di internet, i quali hanno liberato dal concetto di proprietà la creatura eterea. Grillo da italiano per giunta genovese no. Ne vuole almeno, ai sensi della Siae che tutela il diritto d’autore, e soprattutto dell’art. 42 della Costituzione la privata simbologia del logo e del nome, se Conte vuole si faccia un simbolo suo, magari a forma di adenoidi, potrebbe dire.
La questione del simbolo apre due scenari giuridici. Uno di tipo civile, una battaglia in un tribunale ordinario e qui si aprirebbe un contenzioso sulla giurisdizione, ed uno sul fatto che il simbolo 5stelle è esentato dalla raccolta firme per i turni elettorali nazionali e locali, il partito di Conte no. Questo significa, considerando che in Italia ogni due mesi c’è una votazione, il simbolo sarà prigioniero in un tribunale. E questo da professore di diritto civile Conte lo sa. Una causa del genere dura anni, vedi il contenzioso sullo scudo Crociato che va avanti dalla fine della DC. Il contenzioso in Italia, si sa, vuole tempo, ma le continue elezioni non ne danno. E se il movimento con un nuovo simbolo fa il flop in Puglia o in Campania il partito contiano diventa una pochette, per l’effetto emotivo e psicologico a cui il movimento è più soggetto di altri.
La donna è mobile, e così il voto di opinione in Italia. E questo sul piano giuridico, sul piano della comunicazione per Conte va peggio, e non c’è Casalino che tenga. Grillo è stato capace, in un mondo antico, e senza internet, di distruggere l’immagine pubblica dei socialisti con una cattiveria e ferocia che Conte non è capace di mettere in campo, e se lo fa rischierebbe un boomerang. Ha messo Grillo nella condizione dell’uomo che non ha nulla da perdere, e questa è stata una mossa sbagliata, soprattutto nei tempi. Conte doveva fare il suo partito subito dopo aver perso la Presidenza del Consiglio, fresco di sondaggi alti sul suo nome, avrebbe avuto l’allure del coraggioso fondatore, e non del ladro del lavoro altrui. Un uomo che si inventa leader politico senza aver mai avuto un sentimento o una partecipazione civile e sociale per quasi 60 anni sa di impostore, di approfittatore. E su questo punterà la comunicazione di Beppe Grillo, dargli dell’avvocato senza anima, senza quid come diceva Berlusconi, senza visione e succube del PD, quello che i grillini della prima ora odiavano. Grillo può gridare, l’altro non può, come si è visto al congresso, le sue adenoidi non glielo permettono.