L’aumento dei prezzi delle auto in Europa è una realtà ormai indiscutibile, e questo fenomeno sta diventando sempre più insostenibile per i consumatori, che si trovano a fare i conti con un potere d’acquisto in calo. A confermarlo è Luca De Meo, Presidente dell’Associazione dei Costruttori Automobilistici Europei (Acea), che ha parlato in conferenza stampa a Bruxelles, analizzando la crisi che sta attraversando il settore automobilistico.
L’Aumento dei Prezzi delle Auto
De Meo ha evidenziato che oggi, per acquistare un’auto di fascia bassa, è necessario sborsare tra i 6.000 e i 9.000 euro in più rispetto a 14 anni fa, quando i prezzi erano sensibilmente più bassi. Questa crescita dei costi si inserisce in un contesto di potere d’acquisto in calo, con i consumatori che, a fronte di stipendi che sono aumentati solo marginalmente, si trovano a dover affrontare cifre che non possono permettersi.
Ad esempio, una Fiat 500 “base” nel 2010 costava 11.701 euro, mentre oggi il prezzo di partenza è di 17.700 euro, con un aumento di 6.000 euro in 14 anni. Un altro esempio significativo riguarda la Fiat Panda: nel 2010, il modello entry-level costava 8.850 euro, ma oggi il prezzo è salito a 15.900 euro, con una differenza di oltre 7.000 euro. Ancora più marcato l’aumento per la Nissan Qashqai: nel 2010 il listino partiva da 18.850 euro, oggi il prezzo di partenza è di 28.089 euro, con un incremento di oltre 9.200 euro.
Un Settore in Crisi
Le cause di questa escalation dei prezzi sono molteplici e vanno ben oltre il semplice aumento dei costi di produzione. La crisi dell’auto ha radici profonde, tra cui errori nella gestione aziendale, come quelli emersi recentemente in Stellantis, che hanno portato alle dimissioni “forzate” di Carlos Tavares. Che per il suo “operato” è stato premiato con una buonuscita che alcuni calcolano in 100 milioni di Euro (anche se l’azienda ha smentito, si tratta comunque di cifre che i comuni mortali non possono nemmeno sognare in una vita, nemmeno facendo perfettamente il loro lavoro).
A ciò si aggiungono le normative imposte dall’Unione Europea, in particolare la scadenza del 2035 per lo stop alla vendita di veicoli a benzina e diesel, con le tappe intermedie particolarmente impegnative. Inoltre, l’aumento dei costi delle materie prime e la concorrenza della Cina, che ha acquisito un vantaggio competitivo significativo, sono fattori che gravano pesantemente sui costruttori di auto europei.
De Meo ha spiegato che, con l’attuale scenario, è “impossibile” per i costruttori europei produrre utilitarie “redditizie”. I costruttori, ha ricordato, prosperano grazie al benessere del ceto medio, che però in Europa ha visto diminuire drasticamente il suo potere d’acquisto negli ultimi anni. De Meo ha anche sottolineato che gli europei non sono meno interessati all’acquisto di auto, visto che il mercato dell’usato sta vivendo un periodo florido.
Il Potere d’Acquisto in Calo
A confermare la difficoltà economica in cui si trovano gli italiani, arrivano anche i dati dell’Istat, che indicano un calo del potere d’acquisto delle retribuzioni del 4,5% tra il 2013 e il 2023. Un dato che rende ancora più evidente la disconnessione tra i salari e l’aumento dei prezzi delle auto. Per gli italiani, acquistare una macchina di fascia bassa oggi comporta un esborso molto maggiore rispetto al 2010, nonostante una situazione economica decisamente meno favorevole.
In questo contesto, il mercato automobilistico europeo si trova ad affrontare una crisi che potrebbe compromettere la sostenibilità di lungo periodo per molti costruttori, che devono fare i conti con regole sempre più stringenti, una concorrenza globale crescente e la necessità di adattarsi alla transizione verso l’elettrico.
Conclusioni
In sintesi, l’aumento vertiginoso dei prezzi delle auto e la perdita di potere d’acquisto da parte dei consumatori stanno mettendo in seria difficoltà il settore automobilistico in Europa. La crisi, come evidenziato da De Meo, non riguarda solo la produzione e la vendita di auto, ma ha anche un impatto diretto sui consumatori, che si vedono costretti a rinunciare o posticipare l’acquisto di un veicolo. Questo scenario mette in luce la necessità di un ripensamento delle politiche industriali e commerciali, per garantire un futuro più sostenibile sia per i produttori che per i consumatori.