Tornano gli interrogativi sulla veridicità dello sbarco sulla Luna avvenuto nel 1969 a causa del nuovo rinvio, l’ennesimo a dire il vero, della missione per tornare sul nostro satellite con la missione Artemis. Gli Stati Uniti hanno infatti posticipato il loro piano dal 2026 a “metà 2027”, come ha annunciato la Nasa stessa. Inutile dirlo, la nota ufficiale ha subito scatenato i complottisti che da tempo sostengono che quella del ’69 è stata una enorme fake news utile in tempi di Guerra Fredda. Il programma Artemis era stato annunciato ufficialmente nel 2017 come parte dei piani della Nasa per stabilire una presenza stabile sul satellite e imparare cose preziose da applicare poi per la conquista di Marte. Ma a cosa è dovuto il nuovo ritardo?
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Il ritardo è dovuto sia a “problemi tecnici” sia alla transizione politica in corso con il passaggio di consegne tra Biden e Trump. Bill Nelson, attuale amministratore della Nasa, ha dichiarato che lo scudo termico della capsula Orion, testato durante la missione senza equipaggio Artemis I nel 2022, ha mostrato segni di erosione inaspettata durante il rientro nell’atmosfera terrestre. Una affermazione, questa, letta da molti complottisti come conferma di una delle loro tesi. “Siamo stati in grado di ricreare il problema qui sulla Terra e di pianificare un percorso da seguire”, ha spiegato Nelson dando nuove speranze. Oltre ai problemi con lo scudo termico, sono stati identificati difetti anche nei sistemi elettrici e di supporto vitale della capsula, che hanno ulteriormente rallentato i progressi. Anche lo sviluppo delle tute spaziali, affidato ad Axiom Space, ha subito ritardi. Altri dettagli che infiammano la rete sulla possibilità di atterrare davvero sulla Luna?
Il fatto che anche la Cina, nonostante abbia sviluppato un programma spaziale ambizioso, si dice non pronta a far atterrare il primo equipaggio umano prima del 2030. Come detto, ogni ritardo annunciato nel programma di atterraggio sulla Luna alimenta nuove ondate di teorie del complotto tra coloro che continuano a negare la realtà delle missioni Apollo. La teoria più nota è quella che sostiene che le missioni Apollo siano state girate su set cinematografici e che la Nasa sia incapace di replicare un atterraggio sulla Luna perché non sarebbe mai avvenuto. Soprattutto alla luce del fatto che la tecnologia del 1969 era di gran lunga inferiore a quella che oggi abbiamo in un comunissimo smartphone. Al contrario, molti scienziati replicano a suon di teorie che confermerebbero la veridicità degli sbarchi lunari. Il Corriere ricorda ad esempio i pannelli catarifrangenti installati sulla superficie lunare durante le missioni Apollo, che permettono ancora oggi di misurare con precisione la distanza della Luna dalla Terra, e i campioni di roccia lunare, la cui composizione chimica è unica rispetto a quella terrestre.