Si può morire per una dermatite? Purtroppo succede anche questo in Italia. Secondo i giudici che hanno seguito il caso, un medico di base di Arezzo avrebbe continuato a prescrivere per circa un anno un farmaco a un suo paziente che è successivamente finito in ospedale, dove poi è morto per una grave emorragia dovuta proprio al medicinale assunto. I giudici aretini nel processo hanno ricostruito l’intera vicenda prima di giungere alla sentenza pubblicata nei giorni scorsi. È venuto fuori che l’uomo dal 2014 al 2017 era in cura da un medico, un dermatologo, per una brutta dermatite che lo tormentava. Lo specialista lo ha curato con un farmaco molto potente, metotrexate che è un chemioterapico utilizzato anche in dermatologia per psoriasi e dermatiti ma a dosaggi bassi e sotto stretto controllo e osservazione, con analisi del sangue continue e altri esami, proprio per la pericolosità del farmaco. Nel 2017 il dermatologo sospende la cura definitivamente dopo averlo seguito nell’intero percorso di guarigione. L’uomo ha una piccola recidiva e si rivolge al suo medico di base. E cosa succede?
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Il paziente chiede al suo medico di base se gli poteva prescrivere quel farmaco per proseguire la cura. Il medico acconsente e per oltre un anno, senza consultarsi col dermatologo che aveva interrotto la cura, e senza nessun tipo di controllo, secondo i giudici, gli prescrive il metotrexate e con dosaggi ritenuti molto pericolosi. Come ricostruisce il Corriere, l’uomo arriva all’ospedale di Bibbiena il 26 settembre del 2018 in stato di grave astenia ed iporeflessia, “con sanguinamenti dal cavo orale e rettale“. Le emorragie interne dell’uomo, stando al resoconto processuale, erano così gravi da provocare quella che nel linguaggio medico si chiama “pancitopenia”, un abbassamento repentino di tutti i livelli delle cellule del sangue.
Nei successivi quattro giorni, dal 26 settembre al 30 settembre, purtroppo, le sue condizioni si aggravavano e muore. La perizia medico-legale disposta dal Tribunale di Arezzo è stata accolta in toto dai giudici che hanno quindi riconosciuto il medico di base come responsabile del decesso dell’uomo. “La causa di morte dell’uomo è ricostruibile sulla base dei dati clinico-strumentali disponibili che sono tutti tutti orientati per un decesso da attribuire alla pancitopenia, di cui può essere indicato responsabile, con criterio del più probabile che non, proprio il methotrexate“. Il Tribunale di Arezzo ha riconosciuto dunque la responsabilità del medico di base condannandolo in solido con l’Asl a risarcire la sorella con 100 mila euro tra danni e spese legali.