Respinta l’archiviazione: nuove piste e interrogativi sui documenti riservati
La vicenda di Simonetta Cesaroni, assassinata a via Poma il 7 agosto 1990, torna a scuotere le cronache giudiziarie con un colpo di scena. La gip di Roma, Giulia Arcieri, ha respinto la richiesta di archiviazione avanzata dalla procura, delineando una possibile interferenza dei servizi segreti nel caso e ordinando approfondimenti su vecchie indagini ritenute inquinate.
Documenti riservati e poteri forti
Secondo la giudice, nell’appartamento in cui fu trovata senza vita la giovane segretaria, vi sarebbero stati documenti riservati appartenenti agli 007, protetti da una fitta rete di silenzi e deviazioni. Una tesi inquietante che punta a chiarire se l’obiettivo fosse quello di proteggere l’assassino o, piuttosto, l’intero sistema legato agli interessi dei servizi segreti e alla gestione dell’ufficio Aiag, dove lavorava la vittima.
Tra le indicazioni fornite dalla gip, spicca la richiesta di verificare eventuali legami tra l’Aiag e gli appartamenti del condominio di via Poma, che potrebbero essere stati utilizzati dagli 007.
Testimonianze chiave e omonimie
Tra le figure da sentire emerge il nome di Sergio Costa, ex responsabile della centrale del 113 e legato all’intelligence. Costa fu uno dei primi a giungere sul luogo del delitto, in circostanze definite “irrituali”. Tuttavia, per un errore, il suo nome è stato confuso con quello dell’attuale vicepresidente della Camera, che ha smentito ogni coinvolgimento: «Un’omonimia, non sono io».
La lista delle persone da interrogare comprende anche il defunto portiere Pietrino Vanacore, sospettato in passato e morto suicida nel 2010, e il controverso avvocato Francesco Caracciolo di Sarno, mai formalmente indagato nonostante rapporti che lo descrivevano come protetto da “amicizie influenti”.
La famiglia Cesaroni: “Finalmente una svolta”
Soddisfazione da parte della famiglia Cesaroni, che tramite l’avvocato Federica Mondani esprime fiducia nelle nuove indagini. La sorella della vittima, Paola Cesaroni, dichiara: «Finalmente si apre uno spiraglio di luce dopo tanti anni». Anche lo scrittore e consulente della famiglia, Igor Patruno, sottolinea l’importanza del lavoro di rilettura delle carte e degli incontri con i protagonisti della vicenda.
Un mistero lungo 35 anni
A quasi 35 anni dall’omicidio, il caso di via Poma resta uno dei misteri irrisolti più clamorosi della cronaca italiana. Con questa svolta, si apre un nuovo capitolo nella ricerca della verità, tra vecchie ombre e nuove piste che potrebbero finalmente fare luce su uno dei delitti più emblematici del Paese.