Dal 14 dicembre i pazienti in cura con cannabis rischiano gravi sanzioni al volante, tra cui la sospensione della patente per 2 anni, una multa fino a 6 mila euro e l’arresto fino a un anno. A imporlo è l’articolo 187 del nuovo Codice della strada, sostenuto dal vicepremier Matteo Salvini, che ha scatenato una reazione immediata.
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Pazienti in cura con cannabis e il nuovo Codice della strada: scatta la diffida contro il governo
Il 20 gennaio è la scadenza fissata dagli avvocati Claudio Miglio e Lorenzo Simonetti, che hanno inoltrato via PEC una diffida legale al governo, alla Camera e al Senato. Obiettivo: riattivare il Tavolo tecnico istituito nel 2021 per garantire deroghe ai pazienti che assumono Thc e Cbd, i principi attivi della cannabis terapeutica. Se il governo non risponderà, le principali associazioni di pazienti hanno già annunciato una class action per danni fisici e morali.
Tra le sigle firmatarie figurano Pazienti Cannabis Medica, Canapa Caffè, Meglio Legale, e molti altri gruppi, che rappresentano soggetti fragili: malati oncologici, persone con sclerosi multipla, disabilità al 100%, e dolori cronici. Questi pazienti vivono con il timore di risultare positivi al test sugli stupefacenti, nonostante siano pienamente vigili e in grado di guidare.
Il nodo legale: positività al Thc anche senza alterazione
Secondo la normativa attuale, basta la positività al test per essere sanzionati, ignorando che il Thc può restare nell’organismo fino a tre giorni, oltre la durata degli effetti psicotropi. Salvini, travolto dalle polemiche, ha annunciato un Tavolo tecnico per risolvere la questione, ma si è scoperto che questo esiste già e non è mai stato convocato dal governo Meloni.
Una doppia beffa per i pazienti
Nel frattempo, i pazienti sono costretti a scegliere tra il rispetto delle cure e la possibilità di guidare senza rischi. La diffida punta il dito contro il “walzer” normativo del governo, accusato di aver ignorato il problema durante la stesura del Codice della strada, nonostante le richieste delle associazioni. Naike Rivelli, figlia di Ornella Muti, ha testimoniato la gravità della situazione: in un post su Instagram, ha dichiarato di aver rinunciato a un viaggio da Roma al Piemonte per paura dei controlli.
Se il governo non agirà entro gennaio, migliaia di pazienti saranno pronti a portare avanti la battaglia legale. La convocazione del Tavolo tecnico potrebbe però aprire una strada di dialogo, per garantire un equilibrio tra sicurezza stradale e diritti dei soggetti fragili.