Nel corso del primo giorno del vertice, è emersa con nettezza l’importanza della difesa militare. Tuttavia, nelle conclusioni del summit che ha visto i leader di Italia, Grecia, Svezia e Finlandia discutere sulla sicurezza europea in un formato innovativo, l’attenzione si è spostata sull’immigrazione irregolare, considerata anche come un potenziale strumento di guerra ibrida.
A pochi passi da uno dei villaggi più settentrionali della Finlandia, prima di recarsi in Lituania per un breve incontro con le forze armate italiane integrate in contingenti Nato, la premier Meloni si concentra sulla recente sentenza che ha assolto Matteo Salvini nel caso Open Arms. Meloni esclude che questo esito possa segnare il ritorno del leader leghista al Viminale e, soprattutto, affronta la questione dei migranti, annunciando un summit del governo in merito ai centri di accoglienza ancora sospesi in Albania.
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Tutti i leader concordano su un punto: i migranti irregolari, manovrati da trafficanti o da Stati, rappresentano una seria minaccia per la sicurezza dell’Unione Europea. Meloni sottolinea che «le nuove regole del Patto europeo sulla migrazione saranno utili», ma è necessaria una gestione più efficace dei rimpatri. Tra le sue richieste a Bruxelles c’è anche l’introduzione di normative sui Paesi considerati sicuri, anche se, nonostante l’impegno della presidente della Commissione europea, queste disposizioni non saranno disponibili prima di marzo.
Vertice a Palazzo Chigi, Tajani parla di continuare a lavorare al progetto migranti
In una nota diffusa alla fine di un vertice presieduto da Giorgia Meloni, si legge: “Anche alla luce della recente sentenza della Corte di Cassazione che ha indicato le competenze relative all’individuazione dei Paesi di origine sicura a livello nazionale, il vertice ha ribadito la ferma intenzione di continuare a lavorare, insieme ai partner Ue e in linea con le Conclusioni del Consiglio Europeo dello scorso 19 dicembre, sulle cosiddette ‘soluzioni innovative’ al fenomeno migratorio”.
Riparte l’operazione Albania, Giorga Meloni sfida i giudici: “Abbiamo ragione noi”
Sebbene i centri in Albania non siano ancora operativi, Meloni esprime un cauto ottimismo, facendo riferimento a alcuni punti della recente sentenza della Corte di Cassazione. Anche se ci sono elementi sfavorevoli al progetto del governo, per Meloni il bicchiere è mezzo pieno, poiché i giudici hanno riconosciuto il diritto di stabilire quali siano i Paesi sicuri, pur mantenendo la possibilità di esaminare singoli casi.
Oggi, a Palazzo Chigi, diversi ministri (Interno, Esteri, Difesa, Rapporti europei), insieme al sottosegretario Alfredo Mantovano e al consigliere diplomatico Fabrizio Saggio, si riuniranno per fare il punto della situazione. Meloni ha sottolineato l’importanza di pensare in modo innovativo: «L’Italia è stata pioniera nel siglare un accordo con un Paese extra Ue; stiamo affrontando alcune difficoltà nell’interpretazione delle regole, ma le stiamo superando».
La discussione si sposta poi sulla necessità di un cambiamento, anche economico, che l’Unione Europea deve attuare per raggiungere una maggiore autonomia militare. Le voci sulle intenzioni di Trump, che vorrebbe aumentare i contributi alla Nato fino al 5% del PIL, vengono considerate dalla premier come semplici «rumors». Meloni ricorda che Trump ha detto cose che lei sostiene da anni: non possiamo sperare nella pace abbandonando l’Ucraina, e suggerisce di aspettare per capire quali siano le reali intenzioni del nuovo presidente degli Stati Uniti. In ogni caso, la Nato rimane un pilastro fondamentale della nostra sicurezza.
La premier esprime posizioni mai così ferme nei confronti di Putin, affermando: «Dobbiamo comprendere che la minaccia è molto più ampia di quanto pensiamo; essa riguarda la nostra democrazia, l’influenza sull’opinione pubblica, la strumentalizzazione dell’immigrazione, l’uso di risorse rare e la situazione in Africa. È fondamentale garantire la sicurezza, non solo in Ucraina, ma in tutte le sue forme».
A sostegno di queste affermazioni, il premier finlandese Petteri Orpo definisce la Russia una «minaccia costante». Prima del rientro in Italia, Meloni si fermerà brevemente per incontrare i nostri soldati nella base aerea di Siauliai, in Lituania, che partecipano alla missione di Baltic Air Policing della Nato.