È in corso una vera e propria guerra delle banche. Che coinvolge tutti. Dalla politica ai cittadini. E ha a che fare con i nostri interessi nazionali. Vanno letti in questa ottica i tentativi del governo di fermare la scalata di Unicredit a Bpm, sfruttando soprattutto i poteri speciali del golden power. Intanto, come riporta Repubblica, è stato chiesto all’Avvocatura dello Stato un parere sulla salvaguardia del risparmio degli italiani che potrebbe essere messa a dura prova con l’integrazione tra Unicredit e Banco Bpm. Scrive Giovanni Pons: “Il timore riguarda un eventuale accordo tra Orcel e i francesi del Crédit Agricole, guidati fino al prossimo aprile da Philippe Bressac, che possa catapultare Amundi anche sugli sportelli del Banco al posto di Anima”. I francesi, secondo indiscrezioni riportate da Repubblica, sarebbero ormai prossimi al tetto del 19% di Banco Bpm in seguito all’acquisto di derivati, anche se per le azioni vere e proprie aspettano il via libera da Banca d’Italia-Bce alla richiesta di poter salire al 19,9%.
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Altra notizia interessante è che i vertici francesi sono stati sondati direttamente dal governo italiano. Amundi, il braccio nel risparmio gestito della Banque Verte, ha già un contratto di distribuzione con Unicredit in scadenza nel 2027 e che potrebbe essere rinnovato. Ma occhio a un altro dettaglio: se Anima dovesse disdire per gli sportelli Banco Bpm, ecco che la sostituirebbe appunto Amundi. Cosicché il risparmio dei correntisti Unicredit e Banco Bpm verrebbe tutto gestito da controparti francesi. E questo sì che sarebbe un attacco alla sovranità nazionale. L’altro problema, sottolinea ancora Pons, è quello dei prestiti alle imprese.
“Inglobando Bpm in Unicredit, di fatto, viene a mancare quella controparte terza” che rischierebbe di ridurre complessivamente la quantità di credito erogato alle pmi che costituiscono l’asse portante dell’economia italiana. In questo modo a una piccola media impresa italiana chi presterà i soldi? Facendo una sintesi brutale, dietro questa guerra delle banche si nasconde un’operazione che suona all’incirca così: si prendono i risparmi degli italiani e vengono prestati alle aziende francesi che sono molto più a rischio delle nostre, ma molto di più. Chiude Pons con un altro retroscena: “Anima potrebbe costituire una moneta di scambio con il governo e con gli azionisti a esso vicini nell’ottica di un terzo polo insieme a Mps“.