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Comunità Democratiche crescono: cosa manca ancora oggi al Pd

Pubblicato: 03/01/2025 11:26

Il 18 gennaio del 1919 un sacerdote siciliano di Caltagirone,  Don Luigi Sturzo, fece un appello ai “Liberi e forti”, data simbologica per la nascita del cattolicesimo democratico italiano. Nacque allora il partito popolare italiano, prodromo della DC, anch’essa, guarda caso, nata in Sicilia, terra liberata dagli americani, e da questi abbondantemente condizionata. A Milano il 18 gennaio, guarda un po’, c’è un convegno organizzato da un signore, nel senso pieno della parola, Graziano Delrio, che rappresenta plasticamente il cattolicesimo democratico nelle sue evoluzioni ormai ultra centenarie in Italia.

Medico guarda caso specializzato in Malattie del ricambio, in una società malata di questa patologia, padre di famiglia numerosa, nove figli in un paese in inverno demografico, Sindaco della sua città natale, ex Presidente dell’Anci, rete in cui è ancora molto forte, deputato, attualmente del PD, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, ex Ministro. Un curriculum in perfetto stile DC. Il convegno milanese, che avrà la folta partecipazione di eminenti personalità del cattolicesimo impegnato in politica, è organizzato da un associazione che,  simbologicamente, si chiama Comunità Democratica, che nell’acronimo CD altro non è che l’inversione di DC. Se volessimo fare esercizi di simbologia alla Dan Brown sembrerebbe il sequel del suo romanzo Origin, in cui l’autore si chiedeva le due principali domande dell’umanità, da dove veniamo e dove andiamo. Che tutti gli intervenienti al convegno vengano dalla DC, come Delrio, Castagnetti, Costa, Bindi, Ruffini, Prodi e via discorrendo è pacifico come il sistema copernicano. Dove vadano è la domanda che ci dovremmo porre. Nessuno, che abbia senso della storia e della politica, può pensare che sia la nascita di una nuova corrente cattolica nel PD, ce ne sono state e non sono servite assolutamente a nulla.

Il PD è una specie di buco nero di elettroni imbizzarriti senza linea di pensiero identitaria, una fusione a freddo non riuscita, espressione non di Emanuele Macaluso, che invece di liberare energie la dissipa senza costrutto, a parte quello di inghiottire leadership vere o fasulle. È molto probabile che si tratti, e ritorna la fisica, una delle leggi della politica, dell’inizio di una scissione a freddo inversa, che ricomponga, nella distinzione, il centro-sinistra. Perché se non esiste un centro, dotato di un pensiero autonomo e libero, non si pesca nulla nell’oceano dell’astensione italiana. Ed è proprio la crescita dell’astensione, nonostante una legge elettorale avversa, non rappresentativa e non proporzionale, che favorisce l’ipotesi in oggetto. Se due galli in un pollaio, Renzi e Calenda, sono riusciti alle politiche a fare l’otto per cento, senza una piattaforma ed un pensiero politico concettuale, in un quadro di ancor maggiore astensionismo e rigetto della polarizzazione, un soggetto senza frizioni apparenti,  plurale, moderato, quanto può offrire in appeal agli astenuti?

Ma cosa può fare la differenza? Sicuramente l’elaborazione di una visione della società, proposta assolutamente mancante nelle attuali offerte politiche, un’elaborazione che sia narrata in maniera semplice perché i codici di linguaggio della società italiana di oggi sono differenti sia dal 1919, sia dal momento in cui Martinazzoli sciolse la DC. Il concetto di Comunità e comunitarismo, in una società liquida come descriveva Bauman ma addensata di grumi, è un’idea di partenza su cui mettere mattoncini che reggano una proposta politica.  E poi soprattutto una leadership condivisa, degasperiana, per questo il profilo di Delrio, per quanto non nuovo, sa di unitivo. È persona, come De Gasperi allora, di esperienza, di ambizioni calme, di comunitarismo praticato sul campo oggi essenziale dei comuni, dei territori, non è un papa calato dall’alto come può essere il nipote del Cardinale Ruffini. L’emiliano Delrio potrebbe inoltre coniugarsi ad un altro emiliano d’adozione, anch’esso Cardinale a Bologna, Mons. Zuppi, il segretario della Cei, oggi la piattaforma più socialmente politica e concettuale in Italia. D’altra parte hanno in comune il senso di Comunità, un comunitarismo da distinguere nettamente dal comunismo, nel simbolo e nelle idee. Se son Comunità, di cui c’è bisogno nel mare nichilista dell’individualismo, cresceranno, e la democrazia ne beneficerà.

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