Signore e signori, prendete i popcorn. Il 10 gennaio 2025, Donald J. Trump si presenterà in tribunale per il gran finale del suo “Caso Pornostar”. No, non è l’inizio di un nuovo reality show, ma l’ennesimo capitolo di una saga che sembra scritta da sceneggiatori di Hollywood sotto acido. Il giudice Juan Merchan ha deciso che il Tycoon deve essere condannato. Ma niente galera, tranquilli! Sarebbe troppo banale.
Dunque, cos’è questa “punizione”? Una condanna simbolica che non limiterà la libertà del presidente eletto, giusto per aggiungere un po’ di pepe al giuramento che avverrà dieci giorni dopo. Sarà il primo presidente americano a entrare alla Casa Bianca con il titolo di “felon” (tranquilli, non vuol dire “faraone” ma criminale). Ma ehi, questo è il 2025, e tutto è possibile!
Il giudice Merchan è stato chiaro: accogliere l’ennesima istanza di archiviazione “minerebbe lo stato di diritto in modo incommensurabile”. E così, mentre Steven Cheung, portavoce di Trump, urla alla “caccia alle streghe”, il nostro Don si prepara a salire sul trono con una lista di accuse più lunga di un rotolo di carta igienica.
Ma fermiamoci un attimo. Di cosa parliamo esattamente? Ah sì, presunti pagamenti illeciti legati al “Caso Pornostar”. Roba che farebbe impallidire i migliori sceneggiati di Netflix. Secondo la difesa, tutto questo circo sta ostacolando la capacità di Trump di governare. Ma il giudice ha detto “no, grazie”.
In realtà, questo processo sembra un’opera teatrale con un unico obiettivo: dare spettacolo. Ma chi può fermare Trump? L’uomo che ha già affrontato mille battaglie è pronto a lottare ancora, sorridendo mentre accusa un sistema che non lo ha mai amato.
E allora, il 10 gennaio non è la fine, è solo l’inizio di una nuova stagione. Perché, che piaccia o meno, Trump continua a fare le cose a modo suo. E noi? Beh, noi non possiamo fare altro che restare a guardare.