Elisabetta Belloni annuncerà la sua uscita dal Dis a partire dal 15 gennaio prossimo. La decisione è stata anticipata da Repubblica e ha colto di sorpresa molti, visto che il termine del suo mandato, prorogato di un anno, era previsto per maggio 2025. Questo forfait ha generato un notevole fermento all’interno del governo, negli apparati di intelligence e tra i vertici istituzionali.
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Si tratta di una scelta inaspettata, ma non affrettata: Belloni ha riflettuto a lungo prima di prendere questa decisione, di cui erano a conoscenza solo poche persone, tra cui Giorgia Meloni e Alfredo Mantovano. Proprio il 23 dicembre, la direttrice del dipartimento che coordina i servizi di sicurezza aveva consegnato loro una lettera in cui esprimeva la sua irrevocabile intenzione di ritirarsi. La notizia è stata confermata dopo la pubblicazione dell’articolo, con Belloni che ha comunicato la sua uscita dal Dis per il 15 gennaio, definendola come «una decisione personale».
Quando Repubblica ha rivelato le imminenti dimissioni, che avrebbero dovuto essere ufficializzate nei giorni successivi all’Epifania, sia Belloni che Meloni sono rimaste sorprese. La premier ha contattato telefonicamente la direttrice, dando vita a un colloquio difficile e teso. Meloni ha accusato Belloni di aver fatto trapelare notizie, considerando la questione una questione di lealtà, poiché il compromesso raggiunto a Palazzo Chigi il 23 dicembre prevedeva una transizione calma e ben organizzata. L’intento era di posticipare l’annuncio per garantire alla premier il tempo necessario per scegliere un successore senza dover affrontare conflitti politici o battaglie interne all’intelligence.
Belloni ha risposto con fermezza, ribadendo la sua convinzione che le fughe di notizie provenissero dall’interno del governo e contestando le modalità e i tempi della comunicazione, che ha giudicato inappropriati.
Questa situazione segna la conclusione di un rapporto che, fino a pochi mesi fa, era stato funzionale e produttivo, e che in seguito si è deteriorato. Tuttavia, mette in luce anche un conflitto sempre più evidente all’interno di Palazzo Chigi, con Belloni da un lato e Mantovano e Tajani dall’altro. Ora, si apre la questione della successione, da definire rapidamente data la delicatezza della situazione attuale.
Belloni, sessantaseienne e romana, ha costruito la sua carriera prevalentemente al Ministero degli Esteri. Ha avuto una svolta significativa nel 2004, quando è diventata capo dell’Unità di crisi della Farnesina. Un altro passaggio cruciale è avvenuto nel 2016, quando ha ricoperto per cinque anni il ruolo di segretario generale della Farnesina, su invito di Paolo Gentiloni. Nel 2021, Mario Draghi le ha proposto la direzione del Dis, e Meloni ha confermato il suo incarico dopo aver assunto la guida del governo nell’autunno del 2022. Il loro legame era così forte che Meloni ha deciso di coinvolgerla anche come sherpa del G7 italiano, un’operazione che ha suscitato polemiche a causa della natura inedita del doppio incarico. Si è parlato anche di Belloni come possibile ministra del Pnrr, in seguito alla nomina di Raffaele Fitto a commissario europeo. La sua assenza durante il viaggio di Meloni da Donald Trump il 4 gennaio, è stata notata, soprattutto considerando che la lettera di dimissioni del 23 dicembre non era ancora di pubblico dominio. Mentre la premier si trovava in volo per gli Stati Uniti, la situazione era già chiara.