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Contratto con SpaceX: il sovranismo a corrente alternata di Giorgia Meloni?

Pubblicato: 07/01/2025 10:43

Il possibile accordo tra il governo italiano e SpaceX per garantire comunicazioni militari e governative sicure apre un interrogativo profondo: quanto è coerente con il sovranismo spesso sbandierato da Giorgia Meloni? Affidare una parte cruciale della sicurezza nazionale a una compagnia statunitense come quella guidata da Elon Musk sembra mettere in discussione la retorica di autonomia e sovranità che ha accompagnato la sua ascesa politica. Viene il dubbio che questo sovranismo sia “a corrente alternata”, utilizzato con forza quando non tocca decisioni davvero strategiche.

I vantaggi del possibile accordo

Va riconosciuto che l’intesa con SpaceX presenta diversi aspetti positivi. La rete satellitare Starlink è all’avanguardia, già operativa e in grado di offrire soluzioni immediate e affidabili. La velocità e la sicurezza delle sue comunicazioni criptate rappresentano un’opportunità concreta per migliorare le infrastrutture di difesa italiane in tempi rapidi, rispondendo a esigenze sempre più pressanti in un contesto geopolitico instabile. Inoltre, puntare su un partner tecnologico di peso come SpaceX consente all’Italia di inserirsi in una rete globale di comunicazioni all’avanguardia, evitando ritardi che potrebbero risultare rischiosi.

Sovranismo o pragmatismo?

Proprio in questa complessità si inserisce la contraddizione. Se da un lato l’accordo con SpaceX appare una scelta pragmatica e ben ponderata per rispondere alle esigenze del momento, dall’altro sembra stridere con la narrativa sovranista che il governo Meloni ha fatto propria. Come si concilia l’affidamento a una compagnia americana con la difesa della sovranità nazionale? E soprattutto, perché non puntare sul progetto IRIS2, la costellazione satellitare europea in fase di sviluppo, che avrebbe garantito una soluzione interna al contesto UE, allineandosi agli ideali di autonomia strategica tanto decantati?

Una sovranità selettiva

Il rischio è che questa scelta venga percepita come un segnale di sovranità “selettiva”: valida solo quando non implica sacrifici o decisioni che potrebbero richiedere investimenti a lungo termine, come nel caso di un maggior impegno nel progetto europeo. Non si tratta di un giudizio sul merito dell’accordo, che ha indubbiamente dei vantaggi, ma di una riflessione politica più ampia. La credibilità di una leadership si misura non solo dalla capacità di prendere decisioni efficaci, ma anche dalla coerenza tra ciò che si promette e ciò che si realizza.

In definitiva, il contratto con SpaceX potrebbe rappresentare una soluzione tecnica eccellente, ma rischia di trasformarsi in un boomerang politico per chi ha fatto della sovranità una bandiera. Forse è arrivato il momento di chiarire se il sovranismo sia davvero un progetto concreto o solo un utile slogan elettorale.

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