Meta, il gigante dei social media, ha scelto di cambiare rotta segnando una svolta epocale nella gestione dei contenuti sulle sue piattaforme. Martedì, Mark Zuckerberg ha annunciato la fine del programma di fact-checking in un video ufficiale, definendolo un passo verso il ripristino della “libertà di parola.”
“Torneremo alle nostre radici”, ha dichiarato il CEO. “Vogliamo ridurre gli errori, semplificare le nostre politiche e mettere al centro la libera espressione.”
Cosa cambia concretamente?
Stop al programma di fact-checking, attivo da anni con l’aiuto di esperti esterni che moderavano i contenuti in oltre 60 lingue.
Arrivano le “note della comunità“, un sistema già noto su X (ex Twitter), che consentirà agli utenti di aggiungere contestualizzazioni ai post, inizialmente negli Stati Uniti.
Perché questa scelta?
Secondo Zuckerberg e il nuovo responsabile delle politiche globali, Joel Kaplan, le regole erano diventate “troppo restrittive” e difficili da applicare senza creare abusi o limitazioni eccessive. Kaplan ha dichiarato:
“Vogliamo fermare l’espansione incontrollata delle regole che ha portato a un’applicazione eccessiva e spesso non equilibrata.”
Un cambio epocale
Questa decisione arriva in un momento delicato per gli Stati Uniti, con Donald Trump pronto a iniziare il suo secondo mandato da Presidente. Meta sembra voler anticipare le sfide future puntando su una moderazione meno invasiva, più vicina alla filosofia della libertà di espressione che aveva caratterizzato gli inizi di Facebook.
Critiche e reazioni
Non mancano però le critiche: alcuni esperti temono che l’eliminazione del fact-checking possa lasciare spazio alla disinformazione. Tuttavia, Zuckerberg sembra puntare tutto sulla responsabilità degli utenti, come dimostrano le nuove “note della comunità”.