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Meta, il colosso tecnologico guidato da Mark Zuckerberg, ha annunciato la fine del programma di fact-checking su Facebook, Instagram e WhatsApp negli Stati Uniti, suscitando preoccupazione tra gli esperti del settore e i promotori della lotta alla disinformazione.
Tommaso Canetta di Facta News: “Siamo sconcertati”
Tommaso Canetta, vicedirettore di Facta News, una delle piattaforme finanziate da Meta per verificare le informazioni online, non nasconde il proprio sconcerto: “Siamo senza parole. Per anni Meta ha sostenuto la bontà del suo programma, ora dice che il fact-checking ha raggiunto livelli di eccessiva censura“.
Il sistema, secondo Canetta, non ha mai preteso la rimozione dei contenuti falsi, bensì la loro contestualizzazione. Quando un contenuto viene identificato come falso, i fact-checkers scrivono articoli che smentiscono la notizia, supportati da fonti primarie.
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Facebook aggiunge poi un’etichetta che segnala: “Contenuto verificato come falso da fact-checkers indipendenti”. Gli utenti possono comunque visualizzare il contenuto o cliccare sul report per capire perché è considerato falso. “Non c’è censura“, ha spiegato Canetta, “se non per contenuti illegali come quelli pedopornografici”.
Per il momento il programma di fact-checking di Meta continuerà in Europa. Canetta sottolinea però che non esistono norme che impediscano a Meta di eliminarlo in futuro, nonostante il Digital Services Act dell’Unione Europea richieda alle piattaforme di mitigare i rischi legati alla disinformazione.
Zuckerberg potrebbe puntare a dimostrare che è possibile gestire i contenuti falsi senza affidarsi al fact-checking tradizionale, utilizzando strumenti alternativi come le Community Notes di X.
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Canetta: “Le community notes non possono bastare”
Il vice-direttore di Facta News però avverte: “Le Community Notes sono utili per individuare truffe o segnalare prodotti scadenti, ma non funzionano con argomenti polarizzanti, perché facilmente manipolabili da attori stranieri“. I fact-checkers, al contrario, secondo Canetta offrono trasparenza e affidabilità grazie a una metodologia rigorosa e a un’etica professionale controllata dall’International Fact-Checking Network.
La decisione di Meta negli Stati Uniti solleva interrogativi sul futuro della lotta alla disinformazione. Se l’Europa sembra intenzionata a mantenere alta la guardia, la scelta di Zuckerberg potrebbe segnare un punto di svolta globale, aprendo il dibattito sull’efficacia delle diverse strategie per contrastare le fake news.