Donald Trump, presidente degli Stati Uniti, ed Elon Musk, suo grande sostenitore e amico, dopo la luna di miele del periodo elettorale sembrano attraversare una fase di tensione. Secondo un’inchiesta del New York Times, Trump sarebbe “stressato al cento per cento” dall’influenza invasiva del magnate sudafricano, che avrebbe interferito in diverse decisioni importanti per la futura amministrazione.
La frattura tra Trump e Musk
Fonti vicine al 47° presidente riferiscono che Trump si sia lamentato della presenza costante di Musk, definendolo “onnipresente e invasivo”. A peggiorare la situazione, vi sarebbero le voci secondo cui Musk sarebbe percepito come il “vero presidente”, mentre Trump rivestirebbe un ruolo subordinato, addirittura paragonato a una “first lady”.
Questa dinamica avrebbe irritato profondamente Trump, che è ben noto a tutti per il suo carattere dominante. Come ha dichiarato una fonte citata dal quotidiano newyorchese, “Trump non sopporta quando qualcuno cerca di influenzarlo”.
I motivi del dissidio
Musk è stato il principale donatore della campagna di Trump, con un contributo di oltre 270 milioni di dollari. Ora, secondo le fonti, al proprietario di Tesla non sarebbero però piaciute alcune decisioni del Presidente. Tra queste, la nomina di ingegneri e tecnici indiani a incarichi di fiducia sull’intelligenza artificiale, una scelta che non è piaciuta a molti sostenitori di Trump, storicamente contrari a favorire professionisti stranieri.
Steve Bannon, uno dei principali esponenti del movimento Make America Great Again, ha attaccato Musk definendolo “un uomo mosso solo dagli affari”. Bannon ha anche sottolineato le origini sudafricane del miliardario. “Vuole solo accumulare ricchezze e potere”, ha dichiarato Bannon, aggiungendo che farà di tutto per “tenerlo lontano dalla Casa Bianca”.
L’influenza di Musk e le tensioni nel team di transizione
Musk, che ha già ottenuto la guida di una nuova agenzia incaricata di tagliare la spesa federale di 2.000 miliardi di dollari, esercita una pressione costante, attraverso i suoi interventi in politica interna ed estera. Il miliardario avrebbe addirittura preso in affitto un cottage a Mar-a-Lago, il resort di Trump in Florida, per restare vicino al futuro presidente.
La sua presenza ha creato frizioni anche all’interno del team di transizione. Susie Wiles, capo dello staff della Casa Bianca, starebbe lavorando per ridurre l’influenza di Musk. La squadra di Trump è convinta che, una volta insediato il 20 gennaio, la dinamica cambierà e Musk non avrà più lo stesso accesso diretto al presidente.
Cosa accadrà con l’insediamento?
L’equilibrio tra i due uomini più potenti del momento resta incerto. Per ora, l’ipotesi di un Musk fisso nella West Wing sembra essere esclusa, ma il miliardario sudafricano non rinuncerà facilmente a ritagliarsi i suoi spazi. La relazione tra Trump e Musk, un tempo solida, sarà messa alla prova nelle prossime settimane, con l’insediamento del nuovo governo e l’assunzione di scelte politiche che potrebbero acuire la tensione, specie se Musk continuerà a essere così invadente.