
A settembre, Oliviero Toscani apparve per l’ultima volta in televisione. Lo fece su La7, nel programma “In Onda”, condotto da Luca Telese e Marianna Aprile. Fu una sorta di testamento pubblico, un momento carico di significato in cui il celebre fotografo, visibilmente provato e affaticato, parlò con lucidità della malattia e della morte. «La morte? Non mi spaventa, nessuno si ricorda di te», disse, con quella franchezza che lo aveva sempre contraddistinto.
La paura, per Toscani, è sempre stata un’estranea. Anche quando la morte, da concetto lontano e astratto, si era fatta una realtà imminente, lui l’aveva affrontata con la stessa determinazione e ironia che avevano caratterizzato tutta la sua vita. Toscani, che a oltre ottant’anni si sentiva ancora giovane nello spirito, si trovò improvvisamente di fronte a una diagnosi ineluttabile: l’amiloidosi, una malattia degenerativa che lo ha portato via il 13 gennaio 2025, a 82 anni.
In un’intervista al “Corriere della Sera”, il fotografo raccontò con disarmante sincerità il suo stato. Aveva perso 40 chili, un cambiamento che lo aveva segnato fisicamente, ma non intellettualmente. La sua sagacia, sempre acuminata e irriverente, restava intatta. «Certo che vivere così non mi interessa. Bisogna che chiami il mio amico Cappato», disse riferendosi a Marco Cappato, attivista per il diritto al fine vita. «Lo conosco da quando era un ragazzo. Ogni tanto mi vien voglia. Gliel’ho detto già una volta e lui mi ha chiesto se sono scemo».
Toscani affrontò la malattia come una nuova sfida, una “situazione da gestire” con la stessa filosofia con cui aveva vissuto. La malattia, disse, gli aveva fatto vedere la vita sotto una nuova luce, spogliandola delle convenzioni e delle illusioni. «La bellezza è che non ti interessano più patria, famiglia e proprietà, la rovina dell’uomo», aveva dichiarato, ribadendo una visione profondamente critica e anticonformista del mondo.
Quella di Toscani non è stata una semplice esistenza, ma una dichiarazione continua di intenti: sfidare il perbenismo, rompere gli schemi e mettere a nudo le contraddizioni della società. La sua opera fotografica, iconica e spesso controversa, è stata uno specchio per la società, costringendola a confrontarsi con scomode verità. Ma la sua ultima battaglia, quella contro la malattia, è stata forse la più autentica e umana.
Con la sua scomparsa, il mondo perde non solo un grande fotografo, ma anche una voce libera e pungente, capace di vedere oltre le apparenze e di interrogare continuamente il senso dell’esistenza. Toscani lascia un vuoto, ma anche un’eredità immensa: quella di vivere senza paura e di affrontare la vita, e la morte, con la stessa onestà che lo ha reso unico.