
Washington D.C. – In un discorso televisivo d’addio dalla Casa Bianca, il presidente uscente Joe Biden ha lanciato un allarme accorato sul futuro della democrazia americana. Citando le parole di Dwight Eisenhower, che denunciò il rischio del “complesso militare-industriale”, Biden ha sottolineato una minaccia altrettanto grave: l’ascesa di un “complesso tecnologico-industriale”, che rischia di concentrare nelle mani di pochi un potere in grado di erodere diritti e libertà fondamentali.
Il discorso, pronunciato a pochi giorni dal ritorno di Donald Trump nello Studio Ovale, ha segnato il congedo di un presidente che aveva promesso di guarire l’America dalla polarizzazione, ma che non è riuscito a fermare l’avanzata del populismo nazionalista. Con toni gravi, Biden ha esortato gli americani a riscoprire i valori fondanti della nazione, invitandoli a respingere le forze che minacciano la stabilità democratica.
La minaccia della tecno-oligarchia
Nel cuore del discorso, Biden ha evidenziato la formazione di una “oligarchia di estrema ricchezza, potere e influenza”, guidata dai giganti della tecnologia. Secondo il presidente uscente, questa élite, rappresentata da figure come Elon Musk, sfrutta il proprio dominio economico e tecnologico per modellare la società secondo i propri interessi, senza preoccuparsi di preservare la democrazia. “Trump è solo lo strumento attuale di questa oligarchia,” ha detto Biden, avvertendo che sarà facilmente sostituibile con un altro leader più funzionale a questi interessi.
Disinformazione e crisi climatica
Biden ha collegato questa deriva oligarchica a due ulteriori minacce: la crisi climatica, aggravata dalla pressione di gruppi che cercano di annullare le misure adottate per contrastarla, e la disinformazione, che ha trasformato i social media in un campo di battaglia ideologico. Ha accusato i giganti del web, come Facebook, di rinunciare a verificare i fatti, contribuendo a una “valanga di disinformazione” che disorienta gli elettori e mina la libertà di stampa.
Un appello per riformare la Costituzione
Tra i passaggi più incisivi del discorso, Biden ha chiesto di modificare la Costituzione, proponendo che nessun presidente possa essere immune dai crimini commessi durante il proprio mandato. Il riferimento implicito era alla Corte Suprema, che, con la sua maggioranza conservatrice, ha garantito l’immunità a Trump, consentendogli di evitare processi per l’assalto al Congresso del 6 gennaio e il caso dei documenti segreti di Mar-a-Lago.
L’eredità politica e un avvertimento
Nel difendere i risultati raggiunti, come la tregua a Gaza e i provvedimenti economici adottati, Biden ha chiarito che il suo obiettivo principale era allertare il Paese sul pericolo imminente di un sistema dominato da pochi. “Gli americani hanno scelto di non ritenere Trump una minaccia sufficiente per la democrazia,” ha affermato, avvertendo che ora toccherà a loro affrontare le conseguenze di una tecno-oligarchia senza freni.
Il richiamo finale di Biden alla separazione dei poteri e ai principi fondamentali della democrazia è suonato come un monito: gli Stati Uniti, simbolizzati dalla Statua della Libertà, devono continuare a marciare verso la libertà e l’uguaglianza, anche quando queste sembrano messe alla prova da forze interne ed esterne.