
L’ex Commissario Straordinario per l’emergenza Covid, Domenico Arcuri, è stato ascoltato dalla Commissione di Inchiesta Bicamerale sul Covid, dove ha difeso la sua gestione delle forniture di dispositivi di protezione, in particolare le mascherine, accusando chi lo ha interrogato di diffondere informazioni errate e non documentate. La vicenda riguarda la risoluzione anticipata del contratto con JC-Electronics Italia, società incaricata della fornitura, e la successiva scelta di rifornirsi da aziende cinesi.
La difesa di Arcuri: “Risoluzione per inadempienza, non per favorire aziende cinesi”
Arcuri ha definito le accuse a suo carico come una “spy story” e ha parlato di informazioni prive di fondamento. L’ex commissario ha respinto le accuse di favorire le aziende cinesi, precisando che il contratto con JC-Electronics Italia era stato rescisso a causa di forniture di mascherine non conformi.
Ha inoltre sottolineato che la risoluzione del contratto con la società laziale è avvenuta dopo la conclusione delle forniture con le aziende cinesi, e che i produttori asiatici hanno contribuito con solo il 7,6% del totale delle mascherine acquistate.

In un’audizione lunga e dettagliata, Arcuri ha raccontato che il suo ruolo nell’approvvigionamento delle mascherine era stato marginale rispetto al vasto e complesso lavoro svolto dalla struttura commissariale. Ha aggiunto che, durante la gestione dell’emergenza, erano stati stipulati contratti con 40 aziende, 34 delle quali italiane, per un totale di 9 miliardi di dispositivi.
La reazione della politica: FDI e Lega accusano, Pd e M5S difendono
La Commissione di Inchiesta ha registrato posizioni contrastanti tra le diverse forze politiche. Fdi e Lega, infatti, hanno accusato Arcuri di evasività e di non aver chiarito la sua posizione riguardo alla gestione delle forniture. Lucio Malan, capogruppo di Fdi in Senato, ha affermato che l’ex commissario ha “minimizzato” le sue risposte, denigrando altri auditi e mostrando reticenza. “Ciò che emerge è inquietante”, ha dichiarato Galeazzo Bignami di Fdi, sottolineando che Arcuri dovrà rispondere alle domande della Commissione in una fase successiva di interrogatorio.
Il Pd e il M5S, invece, hanno preso le difese di Arcuri, sostenendo che le indagini dovrebbero essere condotte con un approccio scientifico e non strumentale. Francesco Boccia, deputato del Pd, ha dichiarato che se lo scopo della Commissione è quello di fare processi politici sommari, la sua partecipazione sarà limitata.

Il futuro della commissione e le implicazioni politiche
La vicenda delle mascherine, così come emersa dalle audizioni, continua a sollevare interrogativi sulla trasparenza e sulla gestione delle risorse durante la pandemia. Nonostante le dichiarazioni di Arcuri, la Commissione di Inchiesta continuerà a indagare sulla vicenda, con l’intenzione di fare luce su eventuali irregolarità.
Il clima rimane teso, e le risposte dell’ex commissario potrebbero avere ripercussioni sulle dinamiche politiche, con gli accusatori pronti ad andare avanti su quello che definiscono lo “scandalo mascheropoli”. In attesa di ulteriori sviluppi, il caso Arcuri potrebbe rivelarsi una delle principali tematiche politiche del prossimo futuro, alimentando il dibattito sulla gestione della pandemia e sugli interessi legati agli appalti pubblici.