
Meloni e il caso Santanchè: tensione nel governo dopo il rinvio a giudizio
La notizia del rinvio a giudizio della ministra del Turismo, Daniela Santanchè, per falso in bilancio nella società editoriale Visibilia ha scatenato un’ondata di tensione all’interno del governo. La premier Giorgia Meloni ha appreso la notizia quasi in tempo reale, ricevendo immediatamente gli aggiornamenti dal suo staff. Nonostante fosse consapevole della possibilità di questo sviluppo, ha mantenuto il silenzio, ordinando ai vertici di Fratelli d’Italia di non rilasciare commenti ufficiali.
Mentre esponenti di Forza Italia e il vicepremier Matteo Salvini si sono affrettati a esprimere solidarietà alla ministra, appellandosi al garantismo, da Palazzo Chigi e dal partito della premier non è arrivata alcuna reazione immediata. Solo in tarda serata, il capogruppo alla Camera Galeazzo Bignami ha rilasciato una dichiarazione, minimizzando l’accusa e sottolineando la complessità delle contestazioni sui bilanci societari. A seguire, il viceministro Edmondo Cirielli ha parlato di “opposizione giustizialista” e ha confermato il sostegno a Santanchè.
Il dilemma della premier: lasciare o difendere Santanchè?
Dietro il silenzio di Meloni si cela una riflessione strategica. Secondo fonti di maggioranza, la premier starebbe valutando l’ipotesi di spingere la ministra a un passo indietro prima che la situazione si complichi ulteriormente. A preoccupare sono anche gli altri fascicoli aperti dalla procura di Milano, che potrebbero portare a nuovi processi per truffa ai danni dell’INPS e bancarotta. Meloni, nel corso della conferenza stampa di inizio anno, aveva dichiarato che avrebbe preso una decisione solo dopo il primo pronunciamento della magistratura: ora quel momento è arrivato.
Tuttavia, la premier vuole evitare mosse affrettate. Prima di comunicare una scelta definitiva, intende confrontarsi con il presidente del Senato, Ignazio La Russa, storico alleato politico di Santanchè, attualmente in missione in Tunisia. Inoltre, vuole evitare che la questione destabilizzi il governo in un momento delicato, con la possibile trasferta negli Stati Uniti per l’insediamento di Donald Trump ancora in bilico.
Santanchè resiste, ma il futuro è incerto
Nel frattempo, Santanchè cerca di restare al suo posto. Secondo indiscrezioni, avrebbe avuto una lunga telefonata con La Russa per cercare una soluzione politica che scongiuri le dimissioni. Tuttavia, la sua posizione appare sempre più precaria, soprattutto perché il governo dovrà inevitabilmente affrontare la questione nelle prossime settimane.
Un nodo cruciale riguarda anche la successione. Se Santanchè dovesse lasciare, il Ministero del Turismo resterà comunque in mano a Fratelli d’Italia. Uno dei nomi più accreditati è quello di Gianluca Caramanna, deputato e già consigliere della ministra, attualmente in trasferta a El Salvador. La sua figura, considerata di riferimento per il settore turistico all’interno del partito, potrebbe rappresentare la soluzione più immediata.
Nessun rimpasto, ma la tensione resta alta
Una certezza emerge da Palazzo Chigi: Meloni non ha intenzione di aprire la strada a un rimpasto più ampio di governo. La poltrona del Turismo rimarrà a Fratelli d’Italia, indipendentemente dall’evoluzione della vicenda giudiziaria di Santanchè. Tuttavia, la situazione resta tesa e la premier dovrà presto decidere se affrontare la crisi con un taglio netto o tentare di proteggere una delle sue ministre più esposte mediaticamente.