
Se i centristi di Milano e Orvieto avessero una strategia di posizionamento o addirittura di sostituzione della Schlein li avrebbero visti arrivare da tempo. Risulta improbabile ed impossibile per l’attuale segreteria del PD dare spazio ai temi che escono fuori dai raduni organizzati da Del Rio e Morando. Se abbandonano la trincea radicale ed identitaria che gli ha fatto recuperare alcuni consensi, verrebbero recuperati dal finto alleato Conte, che si riprenderebbe gli elettori delusi e che erano andati via, aumentando il suo progressismo liquido. E non è affatto detto che un cambio di sfumature di grigio porti consensi nell’area ormai impigrita, confusa e diffidente degli astensionisti. Le proposte per avere un appeal devono avere una forza comunque di innovazione, che una declinazione di temi e tesi correntizie non hanno. Ci vuole identità e coraggio di posizionamento, diverso, altera parte, se non alternativo. Ci vuole uno scarto di lato, come il bufalo che devia dalla locomotiva pur andando nella stessa direzione narrato da De Gregori, perché è libero e forte, come l’appello di Don Sturzo, il quale sfidò i moderati del tempo e l’agnosi della Chiesa nei confronti dell’impegno politico. Nel 1919 la forza e l’aspirazione alla libertà, e non alla sudditanza, scosse il paese ed i popolari volarono, pur essendo nuovi, nelle urne, il fascismo rimase al palo. Non furono succubi del socialismo, da cui il concetto di libertà, da libero arbitrio, e proponevano sussidiarietà, vera forza nascosta della società italiana. Inoltre avevano la “cazzimma” di un uomo che aveva molto da perdere, Sturzo, dentro le gerarchie conservatrici della Chiesa del tempo. Ha questa statura da scuotitore delle coscienze Ruffini? Oppure ha l’orgoglio curiale di famiglia dello Zio? Dichiarare che in tempi di astensionismo maggioritario non ci voglia un partito nuovo sembra un controsenso filosofico e politico. Non esiste il vuoto in politica, oramai prima o poi viene riempito, ma se costoro non hanno il coraggio lo avrà qualcun altro. Un incosciente comico o un generale semi pensionato in Italia, paese dei campanelli oltre che dei campanili, si trova. Che questa audacia non l’abbiano i cattolici democratici, che seguivano Dossetti, La Pira, De Gasperi, lascia perplessi. Solo chi crede nella vita eterna può mettere a rischio le poltrone terrene, se no perché farlo? Questo PD sembra più una copertina di Linus che un impianto politico convincente gli elettori, e il non lasciarlo senza strappi e rancori, è più da analisi psicanalitica che politica.