
Dal pulpito della Cattedrale di Washington, la vescova episcopale Mariann Edgar Budde ha rivolto ieri un accorato appello al presidente Donald Trump, il quale, nei suoi primi decreti, ha preso di mira l’immigrazione irregolare e ha affermato che esistono solo «due generi, maschile e femminile». «In nome di Dio – ha dichiarato, di fronte agli sguardi increduli dei figli del presidente – mostri compassione verso coloro che si sentono minacciati nel nostro Paese», includendo in questo appello i giovani transgender e gli immigrati. Al suo ritorno alla Casa Bianca, quando i giornalisti gli hanno chiesto cosa pensasse del sermone, Trump ha risposto: «A voi è piaciuto? L’avete trovato interessante? Non credo fosse un buon discorso, no. Potevano fare di meglio».
Successivamente, il presidente ha svelato un piano di investimento da 100 miliardi di dollari – che potrebbe salire a 500 miliardi nei prossimi quattro anni – da parte di tre aziende, OpenAI, SoftBank e Oracle, in una joint venture per sviluppare infrastrutture legate all’Intelligenza artificiale, conosciuta come Stargate, con l’obiettivo di mantenere il predominio degli Stati Uniti nel settore.

Così ha avuto inizio una nuova fase dell’era Trump, iniziata otto anni fa e interrotta per quattro anni dall’amministrazione Biden. La decisione del presidente di firmare una serie di decreti esecutivi – tra cui l’uscita dall’Oms e dagli Accordi di Parigi sul clima, e la ripresa della pena di morte a livello federale – già dal primo giorno, invece di seguire il consueto iter legislativo (nonostante il suo partito controlli sia la Camera che il Senato), evidenzia una strategia «shock and awe» (colpisci e terrorizza), che lancia un messaggio chiaro ai critici ma soprattutto ai suoi sostenitori. Serve a mostrare a questi ultimi che, non appena Trump è tornato, ci sono immediatamente progressi — e non nei primi 100 giorni ma sin dal primo giorno. È anche un modo di spostare la pressione politica sui suoi rivali se cercano di bloccare azioni che Trump ha promesso al suo movimento.
Sono bastate poche ore perché iniziassero i ricorsi legali. I procuratori generali di diciotto Stati americani governati dai Democratici hanno fatto ricorso contro l’ordine esecutivo di Trump che abolisce lo ius soli, il diritto di cittadinanza per i figli nati negli Stati Uniti da immigrati che sono qui illegalmente. L’ordine esecutivo colpirebbe anche i futuri bambini nati da alcune madri presenti nel Paese legalmente ma temporaneamente, come studentesse straniere o turiste. Gli Stati ricorrenti considerano il tentativo di limitare la cittadinanza per nascita «estremo». Il procuratore generale del New Jersey Matthew J. Platkin, che ha guidato lo sforzo legale insieme ai colleghi della California e del Massachusetts, ha detto: «I presidenti sono potenti, ma non è un Re. Non può riscrivere la Costituzione con un colpo di penna».
Sono partiti anche tre ricorsi contro la nomina di Elon Musk alla guida del dipartimento per l’efficienza governativa (Doge) e per la violazione delle leggi sulla trasparenza previste per i gruppi di consulenza del governo; ma la tv di destra Fox News sostiene che Doge alla fine non sarà un gruppo esterno di consulenza ma a tutti gli effetti parte del governo federale e vincerà la battaglia legale.
Anche avvocati legati alla comunità Lgbtq si preparano a fare causa se gli ordini esecutivi di Trump che riguardano le persone transgender verranno applicati. Trump ha poi sollevato la possibilità di raddoppiare le tasse per le aziende straniere presenti negli Usa per colpire il trattamento «discriminatorio» subito dalle multinazionali americane.