
Abusi nella Chiesa in Alto Adige: 69 casi emersi, la testimonianza di una vittima
Un’indagine condotta dalle Diocesi di Bolzano e Bressanone ha portato alla luce 69 casi di abusi all’interno della Chiesa. Tra le vittime c’è una donna che ha deciso di raccontare il suo dramma al Corriere della Sera, rivelando come il dolore subito abbia segnato profondamente la sua vita, trasformandosi in problemi di salute e disturbi alimentari.
Il silenzio del corpo e il trauma rimosso
«Il mio corpo parlava al posto mio: ho avuto problemi di salute, disturbi alimentari, il mio corpo urlava a tutti il mio disagio perché io non riuscivo a dire nulla e non ricordavo», ha raccontato la donna. Per anni, il ricordo dell’abuso è rimasto sepolto nella sua mente, un meccanismo di difesa inconscio che però non ha eliminato la sofferenza.
La memoria è riaffiorata in modo frammentario, senza preavviso, costringendola a fare i conti con il passato. «Per fortuna ho avuto la forza di parlare con una persona che mi ha aiutata a mettere insieme i pezzi, finché ho capito di aver bisogno di un terapeuta», ha spiegato. Grazie al supporto psicologico, è riuscita a dare un nome a ciò che aveva subito, un passo fondamentale per riconoscere il trauma e cercare di superarlo.
L’incontro con l’abusatore e la paralisi della paura
Anche dopo aver ricordato tutto, le cicatrici emotive non si sono chiuse. La donna ha raccontato di essersi trovata più volte faccia a faccia con il suo aggressore, in momenti inaspettati e quotidiani: «Mi è capitato di vederlo mentre camminavo in città o mentre portavo a passeggio il mio bambino appena nato. Tutte le volte la mia reazione era di paralisi: non riuscivo più a muovermi, a parlare, a capire. Era un tuffo indietro, un ritorno all’esperienza di abuso».
Solo dopo molto tempo ha trovato la forza di denunciare alla Diocesi, ma per la giustizia italiana il reato è ormai prescritto. «È assurdo – denuncia la donna – non è colpa della vittima se non parla subito: non può, non ha gli strumenti. L’abuso si nutre del silenzio».
Un’indagine che scuote l’Alto Adige
I 69 casi di abuso emersi dall’indagine della Chiesa locale rappresentano solo la punta dell’iceberg, secondo molti esperti e associazioni che si occupano di sostegno alle vittime. Spesso la paura, la vergogna e il senso di colpa impediscono a chi ha subito violenze di trovare il coraggio di denunciare, lasciando i colpevoli impuniti per anni.
Questa testimonianza riporta l’attenzione sulla necessità di riformare la legge sulla prescrizione, affinché chi ha subito un abuso possa trovare giustizia anche dopo molto tempo. Inoltre, solleva interrogativi sulla gestione degli abusi da parte della Chiesa, che ancora oggi fatica a garantire piena trasparenza e un sostegno adeguato alle vittime.