
La finale degli Australian Open tra Jannik Sinner e Alexander Zverev ha sollevato un vero e proprio polverone mediatico in Germania. Il quotidiano Bild ha attaccato duramente il numero uno del mondo, accusandolo di essere al centro di uno scandalo legato al doping, e ha posto sotto accusa la gestione del caso.
La critica di Bild: “La finale è coperta da un’ombra di doping”
L’articolo firmato dal giornalista Sebastian Kayser ha incentrato l’attacco sul percorso di Sinner, sottolineando il fatto che il tennista italiano sarebbe arrivato alla sua seconda finale consecutiva in un Grand Slam nonostante la presenza di precedenti sospetti di doping. “La finale degli Australian Open è coperta da un’ombra di doping”, scrive Kayser, riferendosi al fatto che Sinner avrebbe continuato a giocare nonostante due test positivi. Una situazione che, secondo il giornalista, sarebbe stata inaccettabile in altri sport, dove i casi di doping sono gestiti con maggiore trasparenza e tempestività.
Le parole contro l’ITIA e le regole “troppo permissive”
Kayser mette in discussione le regole dell’ITIA (International Tennis Integrity Agency), accusandole di essere troppo morbide rispetto a quelle di altri sport. Secondo l’articolo, le normative in altri contesti prevedono che i casi di doping vengano resi pubblici in tempi brevi, ma nel caso di Sinner, nonostante le accuse e le indagini, il tennista ha continuato a competere senza subire squalifiche.
Il futuro di Zverev: “Sarebbe già numero 1”
Infine, Kayser conclude con una stoccata che solleva dubbi sul futuro del tennis mondiale. Secondo l’articolo, Alexander Zverev avrebbe potuto diventare il numero 1 del mondo già da tempo, se il caso Sinner fosse stato trattato in maniera più severa. “Zverev potrebbe diventarlo se Sinner venisse squalificato”, si legge, lasciando intendere che il tedesco avrebbe una posizione più alta nella classifica Atp, se la vicenda fosse stata affrontata diversamente.
Questa polemica si aggiunge a una lunga serie di discussioni sul trattamento dei casi di doping nel tennis, sollevando interrogativi sulla trasparenza e l’equità nelle competizioni internazionali.