
Le forze dell’ordine hanno condotto un’importante operazione all’interno del carcere di Rebibbia, a Roma, per smantellare un sistema illecito legato al traffico di droga e all’ottenimento di benefici indebiti per i detenuti. L’operazione ha portato all’esecuzione di misure cautelari nei confronti di 32 persone, tra cui professionisti e membri di una rete criminale operante all’interno e all’esterno del penitenziario.
Un sistema di favori illeciti e traffico di droga
L’indagine ha rivelato due filoni principali di attività criminale. Da un lato, quattro individui sono stati accusati di aver manipolato il sistema giudiziario per ottenere pene alternative per alcuni detenuti, attraverso la produzione di certificazioni false. Tra questi, un noto psicologo, considerato il principale promotore del sistema fraudolento, è stato posto agli arresti domiciliari. Gli altri due coinvolti sono stati sospesi dal pubblico servizio per un anno.
Dall’altro lato, la maxi operazione ha colpito una vasta rete di spaccio di stupefacenti che operava all’interno del carcere. Le indagini hanno evidenziato che un narcotrafficante, nonostante fosse detenuto, riusciva a mantenere il controllo delle sue attività criminali grazie alla collaborazione di due avvocati. Questi ultimi avevano il compito di trasmettere all’esterno messaggi e direttive, consentendo al detenuto di continuare a dirigere il traffico di droga nel settore sud-est di Roma.
Il ruolo degli avvocati e le false certificazioni
L’inchiesta ha messo in luce il coinvolgimento di due avvocati, dei quali solo uno è stato arrestato. Questi professionisti avrebbero agevolato la comunicazione tra il carcere e l’esterno, contribuendo al mantenimento della rete di narcotraffico. Parallelamente, lo psicologo finito ai domiciliari avrebbe fornito documenti e certificazioni false per permettere ai detenuti di accedere a misure alternative alla detenzione, aggirando il normale iter giudiziario.
Un colpo duro alla criminalità organizzata
L’operazione condotta dai carabinieri rappresenta un duro colpo alla criminalità organizzata, che aveva trovato all’interno del carcere di Rebibbia un terreno fertile per attività illecite. Le indagini proseguono per verificare eventuali altri coinvolgimenti e smantellare completamente il sistema corruttivo che ha permesso per lungo tempo il proliferare di questi traffici.
L’azione delle forze dell’ordine evidenzia l’importanza di un controllo rigoroso nelle strutture penitenziarie, affinché il carcere non diventi un luogo di gestione del crimine, ma uno strumento effettivo di riabilitazione e giustizia.