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Indagine su un cittadino al di sopra e al di sotto di ogni sospetto: le ombre di Li Gotti

Pubblicato: 30/01/2025 00:02

C’è un delitto, sul pavimento giace un corpo, la credibilità del governo, c’è chi urla al “gomblotto”, chi disorientato vuole la Premier in parlamento, manca solo Elon, ma siamo certi che arriverà. Sembra una scena del film di Elio Petri, Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, che vinse l’oscar, con la colonna sonora di Ennio Moricone ed i grandissimi Gian Maria Volontè e Florinda Bolkan. 

Tutto parte da qualche PM incavolato per la separazione delle carriere? Dalla sempre labile ed assente Schlein? È una vendetta di indicibili Poteri Forti? Mai sul banco degli imputati sono andati i vertici più importanti di un governo italiano, tutti insieme per una singola vicenda. Nemmeno ai tempi di Tangentopoli, nemmeno nel 1994 con Berlusconi. Sul piano interno noi siamo ormai abituati a quasi tutto, ma a livello internazionale sfidò qualcuno a capirci qualcosa. Un singolo cittadino fa a pezzi un governo con una “semplice” denuncia. Se non fossimo in Italia sarebbe il trionfo della democrazia, il massimo potere del cittadino. Se non fosse che Li Gotti non è un cittadino qualsiasi, è un pentito, forse, missione di fede politica, originario di Crotone, ma diventato famoso in Sicilia. Fu avvocato nell’ordine di Buscetta, Mannoia, Contorno, Brusca, il gotha di Cosa Nostra. Di fatto custodisce più segreti di Stato l’Avvocato dei pentiti, come veniva chiamato e temuto in Sicilia, Li Gotti, di quanti ne conoscesse la dimissionaria Belloni, ex Capo dei servizi iitaliani. Che Li Gotti da Piazza Fontana al caso Calabresi, alla difesa di tutti i pentiti ci sia arrivato dal cielo e non da rapporti con precisi poteri è poco credibile. Costui conosce tutto di stragi e depistaggi, trame nere e mafia, tutto custodito in una mente da Magna Grecia, che in tempi di giustizialismo post Tangentopoli arrivò a diventare potentissimo sottosegretario alla Giustizia. E proprio questa sua conoscenza dei meandri di via Arenula deve essere il filo di Arianna che ha centrato l’errore fatto nel gabinetto ministeriale tra lunedì e martedì sera, quando Almasri, il generale torturatore ricercato con mandato tardivo internazionale, fu liberato a causa di omissione del governo. Un’omissione che il fine Avvocato Li Gotti, ai sensi del codice penale  configura con dei reati semplici, anche se individuati in forma associata, che solo un calabrese esperto di mafie può supporre. La sua supposizione elimina lo stallo in cui era la politica italiana, con una destra senza “piccioli”, vedi ultima finanziaria, e con problemi interni ed un’opposizione divisa che marcia disunita. Li Gotti ha già centrato il secondo punto della sua denuncia, quello politico, quello giudiziario seguirà i consueti riti e tempi della Giustizia, vedi il caso Salvini. Improvvisamente maggioranza e opposizione si ricompattano. C’è un solo tema ormai sul tappeto la giustizia e lo scontro tra poteri dello Stato. La Meloni entra in campo con il suo consueto taglio comunicativo, deve narrare al suo pubblico la vicenda, non chiamando né un avvocato né qualche esperto di giustizia, prende al balzo la palla della politica. Mira Lo Voi, quindi la magistratura che lui rappresenta in maniera “fallimentare “, dice la Meloni. Ma aggiunge un fondamentale tassello politico, Romano Prodi, il vero capo della sinistra con buona pace della Schlein, allusivamente considerato mandante del killer Li Gotti che vuole abbattere il governo. Lei è totalmente politica e la butta in politica, oltre che in caciara, che sul piano comunicativo in Italia serve più del pecorino sui maccheroni all’amatriciana. Delle disquisizioni giuridiche, del Falcon già pronto a Ciampino mentre Nordio dormiva, non si sa quanto volontariamente o meno, tra lunedì e martedì, gli italiani ci capiranno poco o nulla, verranno agitate parole come Sicurezza Nazionale, i problemi migratori, ricatti e sospetti sull’Aja, il complotto mondiale per la Sostituzione etnica. Manca solo un collegamento tra Cosa Nostra e Cosa Libica e poi è fatta. Ovviamente i retroscena su Almasri saranno analizzati da tutti gli opinionisti per giorni. A meno che la Meloni non ci sorprenda, quasi, tutti e scelga l’atto più politico che ha un leader, portarci al voto con una campagna elettorale al grido di “Fight, Fight, Fight” di trumpiana memoria dopo l’attentato subito dal presidente americano. La Meloni già aveva un piano B in testa, per non farsi logorare nell’assenza di soluzioni economiche, difficili, se non impossibili per tutti, ma ci voleva un incidente clamoroso per attuarlo. Ed in assenza del fuoco delle opposizioni parlamentari il cittadino Li Gotti ha organizzato “l’attentatuni”. Sembra un film ma è già stato classicamente visto nella Storia di questo Paese. Saranno giorni in cui noi cittadini semplici ci mangeremo le banane di cui siamo pieni davanti ai talk show.

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