
Ovviamente non stiamo parlando dei voti di Sanremo, ma di quello speciale XFactor che diventeranno le elezioni italiane. Ma perché parliamo di elezioni? Perché pur non essendo ancora certe sono altamente probabili. Perché?Vediamo il quadro indiziario.
Primo indizio. L’economia italiana non va molto bene, anzi per nulla, da mesi ci sono avvertimenti e l’altro giorno l’Istat conferma. Siamo a crescita 0,0. Giorgetti ha preparato una finanziaria, praticamente senza soldi a parte l’abbattimento del cuneo contributivo, approvata poco più di un mese fa con una crescita previsionale che ormai possiamo giudicare irraggiungibile. Se poi arrivano i dazi di Trump e la sfiducia dei mercati la frittata è fatta. Pertanto a breve la manovra si deve correggere pesantemente. Praticamente un pesante cerino in mano per l’insoddisfazione degli italiani. Meglio evitarlo.
Secondo indizio, due vecchie volpi della politica italiana come Renzi e Franceschini hanno assunto la posizione della lepre, quella pronta per correre. Renzi improvvisamente si allea alla Schlein, e già da mesi paventa il voto, Franceschini ha già recintato il perimetro e le regole d’ingaggio, marciamo divisi e colpiamo uniti. Perché dare un colpo ferale ai tentativi, finora inutili, di coalizione a due anni e mezzo dal voto?
Terzo indizio. Una volpe più antica e informata dei due precedenti dioscuri, Luigi Bisignani, non solo sussurra ai potenti, ma ne raccoglie anche i sospiri quando dormono. E il potentissimo lobbista lo ha detto chiaro e tondo sul palco di Ripartenza, la kermesse organizzata da Nicola Porro. La Meloni, è la sintesi di Bisignani, è troppo in gamba per farsi logorare, lei è una fuoriclasse, ma la sua squadra è da retrocessione, ed il caso Almasri lo ha reso assolutamente palese. La Premier non può fare un rimpasto, scoppierebbe la sua maggioranza, che ha già molti punti fragili. Deve trovare un nuovo governo, gente nuova, più solida, meno compromessa, e si spera anche più esperta. Due anni fa quando fece il suo primo governo era un outsider, senza esperienza, senza un accreditamento internazionale, ed ha trovato quel che c’era, con diversi no, tipo Panetta e Cingolani. Oggi lei è Giorgia, la Premier più in gamba d’Europa, con un rapporto speciale con l’uomo più potente del mondo, Trump, e con quello più ricco e digitale, Musk. Stavolta i ministri bravi e giusti potrebbe trovarli. L’altra volta per fare la coalizione, e successivamente il governo, dovette fare molti compromessi con i suoi soci. Ora se li mangia a colazione. Dal 26 del 2022 potrebbe raggiungere un 40% tendenziale, da DC dei vecchi tempi, soprattutto se si va a votare con una legge elettorale totalmente proporzionale. Che è proprio lo schema di gioco che si sta discutendo da qualche settimana, e quando si discute di leggi elettorali quasi sempre si arriva al voto, quarto indizio.
Ma per votare, dimettersi e sciogliere le Camere, ci vuole una motivazione da spiegare a quei poveri italiani. E il non avviso di garanzia con distinti saluti, e la guerra con la magistratura, è la tempesta perfetta che ci voleva per giustificare il ritorno al voto. Certo si rinuncia alle riforme, ma a quelle ci si pensa nei 5 anni successivi per arrivare ad un settennato, che guarda caso coincide con la scadenza del mandato di Mattarella. Dopodiché una ormai cinquantenne Giorgia Meloni, che avrà una maggioranza quasi bulgara, potrà candidarsi al Quirinale. Prima donna Presidente della Repubblica, dopo essere stata la prima Premier. Praticamente farà la Storia, la sua vera ambizione.