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Pr condannato per stupro evade dai domiciliari e violenta un’altra ragazza: orrore in Italia

Pubblicato: 04/02/2025 18:44

Cesar Augusto Sanchez Martinez, un peruviano di 36 anni noto nell’ambiente notturno romano, ha violato gli arresti domiciliari a cui era stato sottoposto solo poche ore prima a causa di accuse di violenza sessuale su una giovane, definita “ragazza immagine”, presso la discoteca “El Taboo”, situata nei pressi del carcere di Rebibbia. Dopo la fuga, ha aggredito un’altra ventenne che aspirava a lavorare in un locale notturno.
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I carabinieri della compagnia di Bracciano hanno prontamente arrestato Martinez di nuovo, portandolo questa volta in carcere. La nuova vittima sarebbe stata narcotizzata in una discoteca all’Eur, la “Room 26”, che in passato ha già avuto problemi con le forze dell’ordine.

Nel primo episodio, la vittima era una giovane di 20 anni residente nella periferia settentrionale di Roma. Anche lei era stata indotta da Martinez a bere un cocktail, perdendo subito dopo la memoria di quanto accaduto. Gli agenti del commissariato Primavalle avevano ricostruito i fatti e arrestato l’uomo. La testimonianza della seconda vittima risulta simile a quella della prima. Le indagini stanno ora valutando la possibilità che, tra ottobre dell’anno scorso e il 25 gennaio, possano esserci stati altri casi di abusi su ragazze desiderose di lavorare nei locali notturni.

Nel caso della seconda ventenne, gli abusi si sarebbero verificati nell’abitazione di Martinez al Quarticciolo, mentre nel primo episodio si sospetta che siano avvenuti a bordo della sua auto in un parcheggio vicino a “El Taboo”. Durante la serata all’Eur, Martinez e la giovane avrebbero consumato cocaina e bevuto alcolici, fino a quando la ragazza ha perso la cognizione della realtà, probabilmente a causa di una sostanza inserita in una delle bevande. I carabinieri hanno acquisito i vestiti indossati dalla ragazza quella notte, sottoponendoli ad analisi da parte del Ris, come avvenuto nella prima indagine. Anche in questo caso, il ruolo della madre della vittima è stato cruciale, spingendo la figlia a denunciare l’accaduto, in parte anche grazie agli articoli di stampa sulla violenza avvenuta a Rebibbia.

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