
In Aula per riferire sul caso Almasri, il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha spiegato davanti alla maggioranza e alle opposizioni: “Il 18 gennaio la Cpi emetteva un mandato di arresto internazionale nei confronti di Almasri per una serie di reati. Il mandato di arresto è arrivato domenica 10 gennaio alle ore 9.30 con una notizia informale e l’arresto trasmessa via email da un funzionario Interpol alle ore 12.37, sempre domenica: una comunicazione assolutamente informale, priva di dati identificativi e priva del provvedimento in oggetto e delle ragioni sottese. Non era nemmeno allegata la richiesta di estradizione”.
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Nordio ha poi precisato “Il 20 gennaio il procuratore della Corte d’appello di Roma trasmetteva il complesso carteggio” sull’arresto di Almasri “al ministero della Giustizia alle 11.40. Alle 13.57 il nostro ambasciatore all’Aja trasmetteva al ministero la richiesta dell’arresto provvisorio. La comunicazione della questura al ministero è avvenuta ad arresto già fatto”.
“Il ruolo del ministro non è solo di transito e di passacarte, è un ruolo politico: ho il potere e dovere di interloquire con altri organi dello Stato sulla richiesta della Cpi, sui dettagli e sulla coerenza delle conclusioni cui arriva la Corte. Coerenza che per noi manca assolutamente”, ha precisato il ministro della Giustizia Carlo Nordio nell’informativa alla Camera sul caso Almasri. “L’atto è arrivato in lingua inglese, senza traduzione, e c’erano criticità sulla richiesta di appello. Si dava atto che il 2 ottobre 2024 l’accusa aveva richiesto un mandato di arresto per delitti contro l’umanità avvenuti a Mitiga e commessi a partire dal febbraio 2015, e c’erano incertezza assoluta sulla data dei delitti commessi: si oscillava dal 2011 al 2015, non è una cosa di poco conto”.

Rabbia Schlein
Dura Elly Schlein: «Se era così pericoloso, perché lo avete liberato? Allora le accuse della Corte erano reali?» «Questa è una giornata triste per la democrazia, i ministri sono venuti a coprire le spalle alla presidente del Consiglio, oggi in quest’Aula doveva esserci Giorgia Meloni, che non può pensare di cavarsela con le dirette sui social. La credibilità internazionale dell’Italia è stata sfregiata dalla vostra scelta di liberare un torturatore libico. Nonostante le accuse, viene fatto salire su un aereo di Stato ed è sbarcato a Tripoli come un eroe, con il rimpatrio più veloce della storia d’Italia. Meloni si nasconde dietro di voi, e voi avete parlato come avvocati difensori di un torturatore, le domande a cui dovreste rispondere sono molto seplici: perché il ministro Nordio non ha risposto alle richieste del Procuratore generale? Prima ci dicono che non ha fatto in tempo a scarcerarlo perché non aveva fatto in tempo a leggere 40 pagine in inglese, e poi ha detto che le aveva lette così bene, che aveva trovato dei cavilli. E se anche ci fossero stati questi cavilli, perché non lo ha fatto riarrestare il giorno dopo? Perché diceva di star valutando gli atti, quando un Falcon stava già aspettando il torturatore per riportarlo a casa?».
« Il ministro deve trasmettere gli atti, non valutarli, ha accusato noi di non aver letto le carte ma lei non ha letto la legge e l’ha violata. Nessuno di questi articoli di informazione preventiva non prevedono niente di quello che ha detto. E’ venuto a dire che mentre interloquivate, vi siete lasciati scappare un torturatore? Perché dite che è stato liberato per motivi di sicurezza? Allora i criminali è meglio lasciarli andare? E poi, se erano tanto sbagliate le accuse della Corte penale, allora perché lo avete mandato così velocemente fuori dal Paese? Mettetevi d’accordo, non vi siete parlati prima? Quindi ammettete la pericolosità, ma preferite liberarlo. La settimana in cui voi non siete venuti per l’informativa, sono venute le vittime a raccontare gli abusi. Oggi vi nascondete dietro i cavilli e il giuridichese: ma qui non si tratta di un difetto formale, ma di una scelta politica. Chi ha deciso? Colei che grida ogni due per tre di essere contro i poteri forti? Che Paese vogliamo essere? Dalla parte dei torturati o dei torturatori?», ha concluso Schlein chiedendo che sia Meloni a riferire.

“Oggi c’è la grande assenza della presidente Meloni, che scappa dal Parlamento e dai cittadini”, un atto di “viltà istituzionale. Lo so che ci sta guardando dietro qualche computer”, presidente Meloni, e quindi “mi rivolgo a lei. Non è venuta qui” a parlare di Almasri, “non si permetta di parlare davanti a qualche scendiletto!”. Questo l’attacco del leader del M5S Giuseppe Conte alla premier nell’aula della Camera dopo l’informativa sul caso Almasri. Poi l’affondo contro Nordio: “Siamo diventati il porto franco e il paese balocchi dei criminali. Nordio è stato scandaloso”, su Almasri “lei non ha parlato da avvocato difensore di Almasri” ma da “giudice assolutore! Lei si dovrebbe vergognare”.
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