
Una volée di rovescio, ispirata dal suo idolo John McEnroe, e la palla che rimbalza due volte nel campo di Daniil Medvedev. Così Mattia Bellucci ha firmato una delle vittorie più incredibili della sua carriera, battendo l’ex numero uno al mondo sul centrale di Rotterdam.
Il giovane tennista italiano si è accasciato incredulo sul campo prima di ricevere i complimenti sinceri del campione russo e l’abbraccio commosso del suo coach, Fabio Chiappini. Una scalata impressionante quella di Bellucci, passato dal numero 800 del ranking fino all’attuale 92, con la prospettiva di migliorare ulteriormente dopo questa impresa (dovrebbe arrivare almeno alla 76sima posizione).
L’approccio vincente contro un ex numero uno
“Accettare lo scambio da fondo senza timore, restare aggressivo e variare il gioco“. Così Bellucci ha spiegato la chiave della sua vittoria contro Medvedev. “Lui non sta giocando il suo miglior tennis, ma vi assicuro che batterlo non è mai facile“.

Dopo un primo set che gli ha dato fiducia, il tennista lombardo ha sentito la pressione di Medvedev che è cresciuta nel secondo. Nel terzo, nonostante la fatica, ha saputo gestire i momenti di difficoltà, trovando il break decisivo sul 4-3 e chiudendo il match con il sorriso sulle labbra. “Mi sono semplicemente detto di godermela e giocare il mio tennis, l’atmosfera era speciale”.
Il rapporto speciale con il coach Fabio Chiappini
L’abbraccio con Fabio Chiappini ha raccontato più di mille parole. “Un insieme di emozioni intense. Stamattina non mi rispondeva al telefono e mi sono preoccupato, per fortuna stava solo dormendo” scherza Bellucci. “Fabio è un professionista straordinario, ha cambiato la mia carriera e mi ha chiesto uno sforzo speciale sul piano tecnico e mentale, invitandomi a non pensare alla classifica ma alla prestazione”.
L’importanza della mente nel tennis
Oltre al lavoro con Chiappini, Bellucci ha aggiunto un mental coach, Giuseppe Vercelli, al suo team. “Se arrivi tra i primi 150-200 al mondo, vuol dire che le competenze tennistiche ci sono. La differenza la fa la testa: la capacità di stare sempre nella partita, di superare gli errori e la frustrazione del momento. Sono aspetti che incidono più di quanto si possa spiegare”.

Il sacrificio dietro ai successi
Il successo, per Bellucci, non arriva per caso. “Mi alleno tanto e faccio tanta fatica”, ha detto rispondendo a un bambino al Quanta Club di Milano, dove si allena. “Anche se sono nella Top 100, il lavoro tecnico non si abbandona mai. Quando non sono in torneo, mi alleno anche otto ore al giorno“. Ma la vita del tennista non è solo allenamenti e match: “Mi piace conoscere le città in cui gioco, visitare posti e immergermi in culture diverse“.
Ispirazioni e passioni fuori dal campo
Tra i colleghi, Bellucci ammira Jack Draper e Ben Shelton, anche se riconosce che l’americano “può essere tosto e scorbutico in campo”. Quanto agli idoli del passato, ammette: “Da bambino impazzivo per Henri Leconte e John McEnroe. Lo schema servizio esterno mancino e volée di rovescio che uso spesso? L’ho imparato guardando loro”.
Oltre al tennis, ci sono anche le passioni personali. “Amo le sneakers da sempre. Grazie al mio manager Marco Colombo sto approfondendo questa passione e coi primi guadagni mi sono comprato un paio di Jordan 1 del 1985. Guai a chi me le tocca”.
Un futuro da scrivere
La vittoria contro Medvedev potrebbe rappresentare una ulteriore svolta per Bellucci. Ora lo aspettano nuove sfide, a partire dai quarti di finale di Rotterdam. “Dopo questa vittoria, tutto può cambiare“, ammette il giovane tennista, consapevole di avere il talento e la determinazione per arrivar ancora più in alto, in classifica come nella qualità del gioco.