
Napoli – Da figura defilata della politica locale a protagonista di un’inchiesta giudiziaria: Nicola Salvati, commercialista quarantenne ed ex vicesindaco di Poggiomarino, è finito agli arresti domiciliari insieme al padre Giuseppe. Le accuse sono pesanti: associazione per delinquere, falso in atto pubblico, autoriciclaggio e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
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L’inchiesta e il sistema delle pratiche irregolari
Secondo l’ordinanza del gip, Salvati avrebbe avuto un ruolo attivo e costante nella gestione di pratiche irregolari legate al click day per l’ingresso dei migranti in Italia. Un sistema che avrebbe permesso a cittadini stranieri di ottenere un titolo di soggiorno dietro pagamento di cifre che arrivavano fino a 7 mila euro. Le autorità stanno ora analizzando oltre 2 mila pratiche sospette.
Fino a ieri, Salvati era noto solo a pochi all’interno del Pd campano, partito attraversato da tensioni e commissariamenti. Tesoriere silenzioso, sempre presente alle riunioni ma mai protagonista, era stato confermato nel ruolo sia sotto la gestione di Francesco Boccia (quando il partito era guidato da Enrico Letta) sia da Antonio Misiani, scelto da Elly Schlein.
Reazioni politiche e polemiche
La notizia ha subito scatenato reazioni contrastanti. Il Pd ha preso le distanze sospendendo immediatamente Salvati e ridimensionando il suo peso politico. Alcuni lo considerano vicino al governatore Vincenzo De Luca, per via dei legami con Leo Annunziata e Mario Casillo, mentre altri sottolineano come la sua figura sia stata avallata dai vertici nazionali del partito.
Nel centrodestra, invece, si insinua l’ipotesi di usare il caso Salvati come contrappeso alle polemiche sul caso Almasri, il cittadino libico recentemente rimesso in libertà. Un dibattito che rischia di trasformare l’arresto di un politico minore in un nuovo scontro tra le forze di maggioranza e opposizione.