Vai al contenuto

Ucciso e mutilato, orrore in Italia: il motivo della folle violenza su un ragazzo giovanissimo

Pubblicato: 07/02/2025 21:26

Ali Mohamed Ali Abdelghani, noto come Bob, e Ahmed Gamal Kamel Abdelwahab, conosciuto con il soprannome di Tito, hanno elaborato insieme un piano per assassinare Mahmoud Abdalla, un egiziano di 19 anni il cui corpo è stato scoperto decapitato e senza mani al largo di Santa Margherita Ligure nel luglio 2023. Questo omicidio è stato considerato una forma di “vendetta“, in cui entrambi gli accusati hanno svolto un ruolo attivo, rendendoli colpevoli di omicidio premeditato con motivi particolarmente abietti, oltre ai reati di vilipendio e soppressione di cadavere. È quanto evidenziato dal presidente della Corte d’assise di Genova, Massimo Cusatti, nelle motivazioni della sentenza che ha inflitto a Tito e Bob l’ergastolo con un periodo di isolamento diurno di 10 mesi per l’omicidio del giovane barbiere.
Leggi anche: L’Onu si schiera contro le sanzioni alla Cpi, ma l’Italia di Giorgia Meloni si sfila

L’omicidio è stato motivato da una “vendetta” per fermare la vittima nel suo tentativo di esercitare legittimi diritti, in particolare quello di denunciare le ingiustizie subite e di liberarsi da una condizione di sfruttamento. Nel documento di 90 pagine, il giudice evidenzia “il legame innegabile” tra i due imputati, sia per il loro ingresso congiunto nell’appartamento dove si è consumato il delitto per incontrare Mahmoud, sia per la loro uscita, poche ore dopo, con una valigia contenente il cadavere della vittima, senza mostrare alcun segno di conflitto tra di loro.

La sentenza avvalora le accuse presentate dalla pm Daniela Pischetola e dai carabinieri del nucleo investigativo di Genova, sotto la supervisione del colonnello Michele Lastella. I giudici definiscono il crimine come “abominevole“, compiuto per “motivi disgustosi e spregevoli”, tanto gravi da suscitare un “profondo senso di ripugnanza”.

Per quanto riguarda i reati di vilipendio e soppressione di cadavere, la Corte ha deciso di contestarli entrambi. Secondo i giudici, “non era necessario mutilare il cadavere per nasconderlo”, privando così la famiglia della possibilità di piangere il giovane in modo dignitoso, visto che la testa non è mai stata ritrovata. Il giudice Cusatti osserva che il distacco delle mani “sembra evocare in modo macabro l’abilità che Mahmoud aveva mostrato nella sua professione di barbiere”.

L’omicidio, avvenuto il 23 luglio 2023, è stato ricostruito dai carabinieri del nucleo investigativo di Genova, sotto la direzione del tenente colonnello Michele Lastella. Mahmoud, insoddisfatto del suo stipendio, aveva deciso di lasciare il lavoro nella barberia di Sestri Ponente e aveva richiesto il pagamento degli arretrati. Tito e Bob, che gestivano il negozio, non vedevano di buon occhio questa scelta, temendo che altri giovani come Mahmoud potessero seguirne l’esempio, minacciando il loro controllo sui connazionali.

Continua a leggere su TheSocialPost.it

Hai scelto di non accettare i cookie

Tuttavia, la pubblicità mirata è un modo per sostenere il lavoro della nostra redazione, che si impegna a fornirvi ogni giorno informazioni di qualità. Accettando i cookie, sarai in grado di accedere ai contenuti e alle funzioni gratuite offerte dal nostro sito.

oppure