
PERUGIA – La ricerca della verità sulla morte di Andrea Prospero sembra allontanarsi a causa del suo computer, probabilmente inutilizzabile per le indagini. Il dispositivo, trovato chiuso sotto il corpo del giovane studente di Lanciano, si è danneggiato irrimediabilmente a causa dei liquidi biologici. Andrea, iscritto al primo anno di Informatica, aveva affittato un piccolo appartamento in via del Prospetto, pur avendo già una stanza nello studentato di via Bontempi, distante appena 150 metri. Dopo cinque giorni dalla scomparsa, il suo corpo è stato ritrovato in quel monolocale segreto.
I dati del suo computer risultano ormai compromessi, per cui gli investigatori puntano tutto sui quattro telefoni rinvenuti nella stanza, oltre al cellulare personale ritrovato senza scheda sim. Le verifiche sui dispositivi inizieranno lunedì, nella speranza di trovare elementi utili per ricostruire i suoi ultimi giorni e svelare la sua possibile “doppia vita”.
L’ipotesi del carding
Tra le piste seguite c’è quella di un coinvolgimento in attività illecite online, come truffe legate all’utilizzo di carte di credito rubate (carding) o investimenti in criptovalute. Il sospetto è che Andrea fosse finito in un brutto giro che lo ha portato a ingerire benzodiazepine e oppiacei in quantità tali da stordirsi o, peggio, a compiere un gesto estremo. L’esame tossicologico, previsto nei prossimi giorni, sarà decisivo per chiarire questo punto.
Un elemento chiave è la carta di credito trovata nel water del monolocale. Il suo intestatario, un giovane ligure, è stato ascoltato dagli inquirenti, ma le sue dichiarazioni restano riservate. Inoltre, l’agenzia immobiliare che ha affittato l’appartamento ha fornito i dati relativi al pagamento della prima tranche di mille euro, avvenuto tramite canali ancora da chiarire, poiché non risultano transazioni sui conti di Andrea.
Le 60 schede sim
Altro dettaglio inquietante è la scatola con decine di sim card trovata nella stanza. Gli inquirenti sospettano che qualsiasi attività il giovane portasse avanti non sia iniziata a Perugia, ma forse già a Lanciano. Il padre Michele si chiede: «È difficile credere che in pochi mesi abbia incontrato un criminale e la situazione sia degenerata così rapidamente». La famiglia, assistita dagli avvocati Francesco Mangano e Carlo Pacelli, continua a escludere l’ipotesi del suicidio, chiedendo di fare chiarezza sul perché Andrea possedesse decine di sim, cinque telefoni e persino un’altra carta di credito intestata a un’identità sconosciuta.
Una domanda, soprattutto, rimane senza risposta: perché aveva affidato il suo portafogli alla sorella gemella Anna, evitando di lasciarlo nella stanza dello studentato?