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Andrea Prospero, cosa non torna nella sua morte e perché è difficile pensare a un suicidio

Pubblicato: 08/02/2025 08:24

Andrea Prospero aveva 19 anni e aveva da poco iniziato un nuovo capitolo della sua vita. Dopo aver terminato le scuole superiori, si era trasferito da Lanciano, la sua città, a Perugia per studiare Informatica all’università. Con lui, in questa esperienza, c’era anche la sorella gemella Anna, con cui aveva un rapporto stretto e quotidiano.

Iscritto alla facoltà da ottobre, Andrea si preparava per il suo primo esame previsto a febbraio. Viveva in una stanza condivisa con altri studenti in un ostello, conducendo una vita apparentemente normale, come tanti altri giovani fuori sede. Tutto cambia il 24 gennaio, giorno della sua misteriosa scomparsa.

Quel giorno, intorno alle 13.00, Andrea aveva scambiato messaggi con Anna per accordarsi su un pranzo alla mensa universitaria. Poi, il suo telefono si spegne e di lui non si hanno più notizie fino al 29 gennaio, quando viene ritrovato senza vita in una stanza di un b&b, a pochi passi dall’ostello.

Il corpo di Andrea è stato scoperto dall’agenzia che gestisce la stanza, insospettita dal mancato pagamento. Era sul letto, con il computer accanto, in una posizione definita “innaturale” dal Procuratore. L’autopsia ha stabilito che la causa della morte sarebbe stata l’assunzione di una dose letale di benzodiazepine, forse già il giorno della scomparsa.

A cosa servisse una stanza diversa da quella dove alloggiava e come utilizzasse sim e telefoni sono aspetti che potrebbero aprire due scenari: quello delle criptovalute, legale, o quello delle truffe. Per la sorella Anna, Andrea, ingenuo e generoso, potrebbe essere stato tirato dentro a qualcosa di più grande di lui per il quale non ha trovato una via d’uscita.

Molti aspetti, però, non tornano. Nella stanza sono stati trovati quattro telefoni e circa quaranta sim card. Inoltre, nel water c’erano una carta di credito intestata a un italiano sconosciuto ad Andrea e un cellulare. Un’altra carta, trovata nel portafogli del ragazzo, risultava intestata a un cittadino straniero.

Nonostante le ipotesi di suicidio, la famiglia non crede a questa versione. Anna riferisce che Andrea non aveva mostrato alcun segnale di disagio o intenzioni autolesive. «Non ha mai detto nulla, nemmeno a me che lo vedevo ogni giorno».

Andrea era descritto come un ragazzo tranquillo, riservato ma generoso. Aveva progetti futuri e aveva persino prenotato la stanza del b&b fino al 20 febbraio, ben oltre la data della sua morte.

Forse, le risposte potrebbero arrivare dall’analisi dei telefoni e del computer ritrovati nella stanza, strumenti chiave per chiarire cosa sia realmente accaduto quel giorno.

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