
Il bilancio delle vittime per l’alcol adulterato in Turchia continua a crescere, raggiungendo 103 morti in meno di tre settimane. I decessi si concentrano soprattutto nelle due principali città, Istanbul e Ankara, trasformando quella che era iniziata come un’allerta locale in un’emergenza sanitaria di vaste proporzioni.
A Istanbul, la città sul Bosforo, il bilancio più pesante: 70 vittime dall’inizio del focolaio scoppiato lo scorso gennaio. Negli ultimi giorni, però, l’allarme si è esteso anche alla capitale Ankara, dove i morti sono saliti a 33. Il quadro potrebbe aggravarsi ulteriormente: 40 persone rimangono ricoverate in terapia intensiva, molte delle quali in condizioni critiche.
Le autorità turche hanno intensificato le operazioni di controllo e contrasto. Finora sono stati arrestati 32 sospetti, con 13 di loro già in detenzione. Le indagini puntano a smantellare l’intera rete di produzione e distribuzione dell’alcol adulterato. Proprio oggi, a Istanbul, la polizia ha sequestrato circa 86 mila litri di alcol pronto per essere venduto illegalmente. Ad Ankara, il prefetto Vali Sahin ha dichiarato: «Abbiamo bloccato 102 tonnellate di alcol etilico e metilico», sostanze utilizzate per adulterare le bevande e altamente tossiche.
La situazione è ancora critica, e gli sforzi delle forze dell’ordine si concentrano nel tentativo di evitare nuovi casi di intossicazione. Nel frattempo, il Paese si interroga su come prevenire disastri simili in futuro. Le famiglie delle vittime chiedono giustizia, sconvolte dalla perdita dei loro cari a causa di un commercio illegale senza scrupoli, che continua a mietere vite.