
La foiba di Basovizza è stata vandalizzata poco prima del Giorno del Ricordo. Secondo le informazioni disponibili, sono state trovate diverse scritte in slavo, tra cui frasi come “Trieste è un pozzo” e “Trieste è nostra”. Sul luogo dell’accaduto sono intervenuti gli agenti della Digos di Trieste per avviare le indagini. Le forze dell’ordine stanno anche provvedendo a rimuovere le scritte offensive.
Giorgia Meloni ha commentato l’accaduto definendo la foiba di Basovizza un “luogo sacro” e un “monumento nazionale” che merita rispetto e silenzio. La presidente del Consiglio ha denunciato l’atto vandalico come un’offesa non solo alla memoria dei martiri delle foibe, ma a tutta la Nazione. Ha sottolineato che quanto avvenuto rappresenta un gesto di gravità inaccettabile, che deve essere affrontato con fermezza.
L’Associazione Nazionale Dalmata ha descritto l’atto di vandalismo come “inutile“, sottolineando che la verità storica relativa alle foibe è ormai incontrovertibile. La presidente dell’associazione, Carla Cace, ha dichiarato che simili gesti dimostrano la frustrazione di pochi che non riescono ad accettare la realtà storica. Ha definito l’atto deplorevole e ha esortato a rispettare la memoria dei defunti, indipendentemente dalle proprie ideologie.

Cace non ha voluto speculare sugli autori delle scritte, ma ha insinuato che siano persone che, incapaci di negare ulteriormente la verità storica, cercano di provocare e minimizzare l’importanza della questione. Tuttavia, ha rassicurato che i negazionisti sono una minoranza esigua.
Riguardo al tema del ricordo, Cace ha evidenziato la necessità di colmare le lacune storiche e di approfondire la conoscenza di una vicenda complessa. Ha affermato che esistono molte foibe ancora inesplorate e ha suggerito l’importanza di investire in ricerca e pubblicazioni, nonché in produzioni come serie TV e film. Ha anche ribadito che la tragedia delle foibe non riguarda solo l’Italia, ma è un dramma europeo che ha coinvolto anche sloveni e croati, e deve essere contestualizzato all’interno delle atrocità dei regimi totalitari. Altrimenti, ha concluso, rischia di rimanere una narrazione parziale.