
Dopo la denuncia contro il governo per favoreggiamento nel reato di tortura, Lam Magok, testimone delle violenze inflitte dal comandante della polizia giudiziaria libica Osama Almasri, torna ad attaccare l’esecutivo. Questa volta, le accuse rivolte alla premier Giorgia Meloni e ai suoi ministri assumono toni ancora più duri.
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Le parole di Magok: “Un uomo senza pietà”
Intervenuto nel programma In altre parole su La7, intervistato da Massimo Gramellini, Magok ha ribadito la sua condanna nei confronti del governo per la gestione del caso Almasri. “Lo hanno mandato a uccidere altri bambini”, ha dichiarato, accusando l’esecutivo di aver rimpatriato un criminale invece di farlo processare per i suoi crimini.
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Alla domanda su che idea si fosse fatto di Almasri, Magok ha risposto senza esitazioni: “Un uomo senza pietà, razzista e contro il cristianesimo”. E ha poi rincarato la dose contro il governo: “Era un uomo pericoloso che doveva essere incriminato. Rimandarlo in Libia significa dargli ancora più potere per uccidere donne e bambini”.
La denuncia contro il governo Meloni
Non è la prima volta che Magok intraprende azioni legali contro il governo. Il sudanese ha già presentato una denuncia contro Giorgia Meloni, il ministro della Giustizia Carlo Nordio e il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, accusandoli di favoreggiamento nel rimpatrio di Almasri.
Secondo l’accusa, il governo avrebbe “vanificato la possibilità di ottenere giustizia” per le vittime delle torture inflitte dal comandante libico. “Il silenzio del ministro Nordio – ha dichiarato Magok – è stato chiaramente funzionale alla liberazione di Almasri”.