
La mancata presenza di Giorgia Meloni in Aula sul caso del cittadino libico rilasciato dal governo italiano, nonostante il mandato di cattura della Corte penale internazionale, ha scatenato critiche. Tra queste, quelle del giornalista Marco Travaglio, che nel talk Accordi&Disaccordi su Nove, condotto da Luca Sommi, ha attaccato duramente la gestione dell’esecutivo.
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L’affondo sui ministri della Giustizia e dell’Interno
Secondo Travaglio, la presidente del Consiglio avrebbe dovuto prevedere le difficoltà dei suoi ministri: “Perché Meloni non si è presentata in Aula? Perché formalmente le decisioni sono state affidate a Totò e Peppino”, ha ironizzato. Il riferimento è rivolto ai ministri della Giustizia e dell’Interno, ritenuti responsabili della cattiva gestione della vicenda.
Travaglio ha poi aggiunto: “Per la prima volta in due anni e mezzo, la comunicatrice Meloni ha iniziato a perdere colpi”, paragonando il suo attuale momento politico al Papeete di Salvini, il punto di svolta negativo che segnò la fine della sua ascesa politica.
Le contraddizioni sulle giustificazioni del governo
Il giornalista ha anche evidenziato le incongruenze nelle spiegazioni fornite dal governo sulla decisione di rilasciare Almasri. “Non puoi dire contemporaneamente ‘non ho fatto il compito perché è morta mia zia’ e ‘me l’ha rubato il gatto’”, ha affermato, criticando le versioni contrastanti offerte dall’esecutivo.

In particolare, Travaglio ha sottolineato come le dichiarazioni sulla difficoltà di comprendere i documenti in inglese e arabo fossero in contraddizione con il successivo riconoscimento della loro invalidità.
“Se scegli una bugia, non puoi contraddirla con un’altra. O insisti su quella o dici la verità”, ha concluso, suggerendo che il governo avrebbe potuto ammettere di aver preso la decisione per motivi politici e di sicurezza, evitando così di esporsi alle critiche.