
Il comportamento dell’Italia riguardo alla questione del torturatore libico Almasri è attualmente sotto la valutazione della Corte penale internazionale, in particolare della Pre-Trial Chamber I. Questa informazione è stata fornita dal portavoce della CPI, Fadi El Abdallah, il quale ha dichiarato in una nota stampa: “In merito alle richieste e ai reportage relativi al caso Al Masri, posso confermare che la questione del presunto mancato rispetto da parte dello Stato italiano di una richiesta di cooperazione per l’arresto e la consegna alla Corte è oggetto di esame da parte della Camera Pre-Triale I. Durante questa fase, come stabilito dal Regolamento 109(3) della Corte, l’Italia avrà la possibilità di presentare le proprie osservazioni. Fino a quando la Camera preliminare I non avrà preso una decisione, la Corte non rilascerà ulteriori commenti”.
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Il portavoce ha inoltre specificato che “questo procedimento non implica responsabilità individuali né riguarda casi contro specifiche persone”. Al momento non ci sono indagini contro funzionari italiani. Non è correlato nemmeno alla denuncia presentata il 5 febbraio all’Aja da un rifugiato sudanese contro la premier Giorgia Meloni e i ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi, accusati di ostacolare la giustizia per non aver consegnato il ricercato. “Sono stati segnalati casi in cui sono state presentate richieste al procuratore capo della Corte penale internazionale per aprire procedimenti contro individui ai sensi dell’art. 70 (oltraggio alla Corte)”, ha precisato il portavoce dell’Aja. “In relazione a questa questione separata – ha aggiunto – l’ufficio del procuratore ha chiarito che, secondo lo Statuto di Roma, qualsiasi individuo o gruppo da qualsiasi parte del mondo può inviare informazioni, definite ‘comunicazioni’ dalla CPI, al procuratore”.