
Un documento top secret di Hamas, scoperto in un tunnel di Khan Yunis dall’Idf (l’esercito israeliano), rivelerebbe il ruolo dell’Iran nella cosiddetta “diplomazia degli ostaggi”, una pratica negata ufficialmente da Teheran ma che, secondo il documento, sarebbe usata come strumento per ricattare governi stranieri.
Il documento e il legame con Teheran
Il dossier, composto da sette pagine, ha l’intestazione dell’intelligence militare delle brigate al-Qassam, il braccio armato di Hamas. Sarebbe stato recuperato dall’esercito israeliano insieme ad altre carte ritenute di “rilevante importanza investigativa”. Secondo l’Idf, il documento è autentico e rappresenta il resoconto della visita di un delegato di Hamas in Iran tra il 26 maggio e il 4 giugno 2023, quattro mesi prima dell’attacco del 7 ottobre.
L’incontro, organizzato da Hamas, sarebbe avvenuto con alti ufficiali dei Guardiani della Rivoluzione iraniana e avrebbe riguardato questioni strategiche dell’Asse della Resistenza, il blocco formato da Iran, Siria, Hamas, Hezbollah, Houthi e milizie sciite irachene. Tra i temi trattati, spicca la liberazione di Asadollah Asadi, un diplomatico iraniano condannato a 20 anni in Belgio per un fallito attentato contro un meeting di dissidenti iraniani a Villepinte, vicino a Parigi.

Il caso Vandecasteele e il ruolo degli ostaggi
Il documento descrive in dettaglio lo scambio che ha portato alla liberazione di Asadi. Il resoconto delle brigate al-Qassam riporta infatti le parole dei pasdaran: “Avevamo arrestato un uomo belga con il pretesto che stesse filmando siti sensibili, ma non stava filmando niente, stava usando il suo telefono normalmente. Lo abbiamo arrestato solo per ottenere la liberazione di Asadi, e ci siamo riusciti”.
L’uomo in questione sarebbe Olivier Vandecasteele, operatore umanitario belga detenuto in Iran per 456 giorni prima di essere liberato in uno scambio di prigionieri che coinvolse anche altri tre cittadini europei. Amnesty International e le Nazioni Unite hanno definito il suo arresto una grave violazione delle leggi internazionali.
Un metodo consolidato?
Il caso Vandecasteele non sarebbe isolato. Anche la giornalista italiana Cecilia Sala sarebbe stata trattenuta in Iran per tre settimane e liberata solo dopo che i pasdaran avrebbero ricevuto garanzie dal governo italiano sul rilascio di Mohammad Abedini, un ingegnere coinvolto nella produzione di chip per droni kamikaze.
Sebbene l’autenticità del documento non possa essere verificata da fonti indipendenti, il suo contenuto appare plausibile e rafforza il sospetto che Teheran utilizzi sistematicamente la “diplomazia degli ostaggi” per ottenere concessioni politiche.