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Zinco nella pasta per la dentiera: donna finisce in sedia a rotelle e denuncia multinazionale

Pubblicato: 11/02/2025 18:35

Una donna friulana di 50 anni ha trascorso oltre dodici anni tra tribunali e ospedali per dimostrare che l’uso prolungato di una pasta adesiva per dentiere l’ha costretta sulla sedia a rotelle. La battaglia legale vede contrapposta la donna alla GlaxoSmithKline Consumer Healthcare, colosso della biofarmaceutica. Ora la Cassazione ha deciso di rinviare la questione alla Corte d’Appello di Trieste per stabilire eventuali responsabilità.
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L’accusa: concentrazione di zinco troppo elevata

Tra il 2006 e il 2010, la donna ha utilizzato Polident Imbattibile, un adesivo per protesi dentarie prodotto dalla multinazionale. Secondo il suo avvocato, Andrea Dri, il prodotto conteneva una concentrazione di zinco pari al 3,8%, quantità che avrebbe causato un’eccessiva espulsione di rame dal corpo, provocando gravi danni neurologici.

Dopo numerosi accertamenti presso la clinica neurologica di Padova, i medici hanno diagnosticato una mieloneuropatia ipocuoremica, patologia che ha compromesso la sua capacità di camminare. Gli esami di laboratorio hanno confermato la presenza di grandi quantità di zinco nel suo organismo, a fronte di un livello di rame molto basso.

La battaglia legale

La donna ha avviato una causa civile presso il tribunale di Udine, ma in primo grado i giudici hanno respinto le sue richieste. La motivazione? La GlaxoSmithKline aveva inserito un’avvertenza generica sugli effetti collaterali di un uso eccessivo del prodotto, senza però specificare i possibili danni neurologici.

La sentenza è stata confermata in Appello a Trieste. Secondo i giudici, il problema non era la composizione del prodotto, ma il modo in cui la donna lo utilizzava. L’avvocato Dri ha contestato questa posizione, sostenendo che la multinazionale avrebbe dovuto fornire un’informazione più chiara, permettendo ai consumatori di valutarne rischi e benefici.

Il verdetto della Cassazione

La Corte Suprema ha riconosciuto che la GlaxoSmithKline avrebbe dovuto avvisare in modo più esplicito dei rischi associati al prodotto. Ora la palla passa alla Corte d’Appello di Trieste, che dovrà valutare la condotta della multinazionale e stabilire se esistano responsabilità legali.

Nel 2010, l’azienda ha ritirato il prodotto dal mercato, ma il caso potrebbe aprire la strada a nuove cause legali da parte di altri consumatori colpiti da problemi simili.

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