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Selvaggia Lucarelli: “Un Sanremo lineare, Marcella Bella la più trasgressiva”

Pubblicato: 12/02/2025 08:13

“È stato un Festival lineare, la più trasgressiva è stata Marcella Bella“. Con queste parole Selvaggia Lucarelli chiude il Dopofestival della prima serata di Sanremo 2025, affidato alla conduzione di Carlo Conti.
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Le opinioni sui protagonisti

Gerry Scotti ha fatto Gerry Scotti, Antonella Clerici è rimasta un passo indietro. È stato un Festival lineare, la più trasgressiva è stata Marcella Bella con una parolaccia nella canzone. Questo dimostra che è successo poco a livello di intrattenimento. Ci aspettiamo qualcosa in più”, dice la giornalista e blogger.

Chi non ha lasciato il segno? “Ci aspettavamo una Elodie più scoppiettante, invece è modesta. Tony Effe ce lo aspettavamo più ‘aggressive’, invece… Alla fine, chi è stato di rottura? Lucio Corsi? Capito…”.

Il ritorno dei veterani

Lucarelli sottolinea con ironia come “abbiamo visto tornare sul palco i vecchi sovrani che si sono ripresi il loro posto, il loro potere ed hanno tolto il posto ai rivoluzionari: Amadeus-Napoleone e Fiorello-Robespierre“.

Non manca un’annotazione autoironica sul proprio ruolo e su quello di Alessandra Celentano: “Io sono offesa con te”, dice a Alessandro Cattelan, “pensavo che mi invitassi per fare la stronza in prima fila e poi mi hai invitato Celentano, che è la regina delle stronze”. “Però tra stronze ci si intende”, aggiunge la Celentano. “Ma come ti permetti!”, reagisce ridendo Lucarelli.

Il giudizio su Simone Cristicchi

Lucarelli non condivide i giudizi estremamente positivi sulla canzone di Simone Cristicchi, dedicata al rapporto con la madre e alla sua malattia. “Ho vissuto l’esperienza a cui fa riferimento Cristicchi. Trovo che ci sia un eccesso di romanticizzazione della malattia, che invece è molto feroce, abbrutisce e toglie dignità. Cristicchi ha fatto quello che nel giornalismo si chiama cherry picking, scegliendo di raccontare solo la parte più dolorosa e delicata“.

“C’è anche l’abbrutimento che deriva dalla fatica nella gestione di quella malattia. Non dico che sia una canzone furba, ma racconta un pezzo di verità e ne tralascia un altro. Avrei voluto meno retorica e più autenticità. Non voglio fare un processo, dico solo che la canzone è un po’ ampollosa e barocca“, conclude Lucarelli.

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