
La crisi della manifattura italiana si fa sempre più seria. I dati Istat pubblicati ieri confermano una tendenza negativa che dura da ventitré mesi consecutivi, con un calo della produzione industriale del 3,5% su base mensile e addirittura del 7,1% rispetto a dicembre 2022. Numeri pesanti, che sollevano interrogativi sulle politiche economiche adottate non tanto nel nostro Paese, ma in Europa.
Cause e responsabilità: governo, guerra o Green Deal?
Le opposizioni puntano il dito contro le scelte del governo Meloni, accusato di non sostenere adeguatamente il comparto produttivo. Il quadro, però, è più complesso: la crisi industriale non è solo italiana, ma riguarda tutta l’Europa, colpita da guerre, crisi energetica e tensioni geopolitiche. In particolare, le politiche miopi sul Green Deal e la transizione ecologica hanno avuto un impatto significativo sul settore automobilistico, con effetti devastanti per la produzione tedesca e, di riflesso, per l’economia italiana.
Il crollo dell’automotive trascina in basso l’economia
Se il tessile e l’abbigliamento hanno registrato una pesante contrazione (-18,3% su base annua a dicembre), è stata la produzione di veicoli a far sprofondare gli indicatori dell’industria manifatturiera. L’automotive, colpito dalle incertezze normative e dalla transizione verso l’elettrico, resta uno dei pilastri dell’industria italiana, e la sua crisi si ripercuote su tutti i settori.

Non si può a questo punto evitare di trarre qualche conclusione. In molti, da tempo, hanno lanciato l’allarme per l’intransigenza e la scarsa lungimiranza delle politiche green europee. Che oltre a causare una crisi devastante nell’automobile, hanno di fatto consegnato il mercato nelle mani della Cina, in grado di produrre auto elettriche con costi molto minori.
Il “suicidio” volontario dell’Europa
Ora che le ripercussioni di queste politiche, sommate alla sottovalutazione dell’aumento dei costi dell’energia, si fanno sentire in tutta Europa, causando una crisi economica che non si riesce più a nascondere, l’Unione Europea dovrebbe cominciare a dare qualche risposta. Ma non lo fa. Dall’altra parte dell’Oceano, intanto, il nuovo Presidente Usa Donald Trump si è subito smarcato dalle politiche del Green Deal.
Mentre Von der Leyen ha dichiarato che la posizione europea non cambierà e che si andrà avanti nonostante tutto. Una posizione che somiglia a un vero e proprio “suicidio economico” per il nostro continente, già ai margini delle questioni geopolitiche mondiali per molti altri motivi. Ma il tempo stringe e il rischio di un tracollo devastante per l’Europa è dietro l’angolo.