
La telefonata tra Donald Trump e Vladimir Putin ha sancito il definitivo ridimensionamento dell’Europa come attore geopolitico. La conversazione tra i due leader, durata oltre un’ora e mezza, ha avuto al centro un possibile negoziato per porre fine alla guerra in Ucraina. Non c’era l’Europa al tavolo. Non c’era nemmeno Volodymyr Zelensky. C’erano solo Trump e Putin, due uomini forti che decidono il destino del continente europeo senza chiedere permesso a nessuno.
Trump ha parlato di pace. Ma quale pace? Una pace negoziata direttamente con Mosca, senza passare per Bruxelles. Un’intesa che potrebbe includere la sostanziale accettazione delle conquiste territoriali russe. Il Segretario alla Difesa degli Stati Uniti, Pete Hegseth, ha dichiarato che “non è realistico pensare che l’Ucraina possa tornare ai confini del 2014”. Parole che pesano come pietre. Perché significano che il più potente alleato dell’Ucraina è pronto a considerare una pace che sancisca, di fatto, la vittoria di Putin.
L’Europa ai margini, spettatrice della propria disfatta

L’Unione Europea non ha battuto ciglio. Non ha imposto una narrazione alternativa. Non ha mostrato la minima capacità di determinare il proprio futuro. Da Washington arrivano segnali sempre più chiari: Trump considera l’Europa un’appendice economica incapace di difendersi da sola.
La NATO stessa è a rischio. Trump ha già dichiarato più volte che non intende garantire la protezione automatica ai Paesi membri. Il messaggio è chiaro: gli Stati Uniti non vogliono più farsi carico della sicurezza europea senza un contributo economico significativo. La protezione americana, che per decenni ha permesso all’Europa di vivere nella convinzione che la guerra fosse solo un’eco del passato, oggi è un’arma di ricatto politico.
Nel frattempo, Mosca e Pechino osservano e agiscono. Putin ha trovato in Trump un interlocutore con cui parlare senza la fastidiosa mediazione europea. La Cina, dal canto suo, prosegue il suo piano di penetrazione economica e tecnologica nel Vecchio Continente. L’Europa, che fino a qualche anno fa sognava di essere una “terza via” tra Stati Uniti e Cina, ora rischia di non essere nemmeno considerata nel nuovo ordine mondiale.
O l’Europa reagisce o diventerà una colonia di fatto
La domanda è brutale, ma necessaria: l’Europa esiste ancora come soggetto politico o è solo un mercato in balia delle grandi potenze? Se il Vecchio Continente vuole avere un futuro, deve compiere una scelta immediata e radicale: riappropriarsi della propria autonomia strategica. Questo significa una cosa sola: costruire una difesa comune.
Non c’è più tempo per i tentennamenti, per le riunioni inconcludenti, per le dichiarazioni di principio prive di azioni concrete. Servono investimenti massicci in capacità militari, un comando unico europeo, una dottrina di difesa autonoma dagli Stati Uniti. Serve una politica estera chiara, capace di dire “no” quando necessario, di porsi come alternativa tra i blocchi, di affermare un’identità geopolitica indipendente.
Perché se l’Europa non si sveglia ora, sarà troppo tardi. Diventerà una colonia di fatto, un territorio economicamente ricco ma privo di sovranità, alla mercé degli interessi altrui. Trump e Putin stanno già ridisegnando il mondo. L’Europa vuole esserci o intende restare solo a guardare?