
«Non è che possiamo fare un caso per ’ste chat. Certo, le chat restano…». Queste le parole con cui Matteo Salvini avrebbe messo in chiaro le cose dopo la divulgazione dei contenuti di gruppi WhatsApp di Fratelli d’Italia, presente anche Giorgia Meloni tra gli utenti, in cui il leader del Carroccio veniva puntualmente preso in giro e sminuito. Ma nonostante la calma apparente, il ministro non sarebbe riuscito a nascondere un certo nervosismo, finendo per avere confronti accesi con il capogruppo al Senato Massimiliano Romeo e il governatore Fedriga.
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La partita, ora, è accesissima, tutta interna al centrodestra. Si è «arrivati al giro di boa della legislatura» e occorre mettere al sicuro risultati indiscutibili. La rottamazione delle cartelle esattoriali, la cosiddetta «pace fiscale» è il motivo per cui il federale è stato convocato «d’urgenza»: «Un nuovo inizio — secondo Claudio Borghi —, un patto fra i cittadini e lo Stato». Insomma, per il deputato, «non è una bandierina da sventolare. Deve essere un fatto acquisito». Presto: «Entro la primavera».
Salvini in queste ore avrebbe ricordato che «la delega alle Finanze è di Maurizio Leo» (FdI), che «lo schema di applicazione ancora non c’è» e che non bisogna dare ai mercati la sensazione che la rottamazione complichi i conti: «Si tratta di un modo per recuperare i crediti, non di archiviarli». Detto questo, dal Mef si ricorda che «l’obiettivo è quello di dare respiro a chi quelle tasse non ha potuto pagarle, non a chi non voleva». Certo, «non è detto che ci sia un metodo infallibile per questa distinzione», ma alla luce di un «progetto chiaro e sostenibile è difficile che qualcuno possa sottrarsi».
Linea confermata anche sul ddl sicurezza che «deve essere approvato il più rapidamente possibile» e dunque così come è, senza correzioni. Nonostante le cautele degli alleati, che temono tra l’altro che il Quirinale non apprezzi tale fretta. E poi, come si apprende da una nota, «sull’autonomia regionale e l’efficientamento delle Province», il ritorno all’elezione diretta dei presidenti e dei Consigli. Qualcuno ci legge «un ritorno della Lega ai temi classici».